Da un emigrato agli immigrati

La casa che mons. Guido Avi ha ristrutturato e donato alla parrocchia, in accordo con la Diocesi, ospiterà una decina di persone, tra profughi e bisognosi

Il linguaggio ufficiale parla di “Richiedenti protezione internazionale”; più semplicemente si tratta dei profughi che a centinaia di migliaia si stanno riversando dall'Africa in Europa, creando inevitabilmente problemi di accoglienza e di inserimento in popolazioni che comprensibilmente si chiedono quale saranno gli sviluppi futuri. Che non si presentano molto diversi di fronte a una situazione internazionale che appare quanto mai compromessa: 33 guerre in atto, 13 situazioni di crisi, 16 missioni ONU, 60 milioni di emigranti forzati nel 2014. In Italia sono arrivati in 170 mila l'anno scorso, quest'anno sono finora a quota 121.500. Dati resi noti dal direttore della Caritas Roberto Calzà a Madrano, poche sere, fa in occasione di un incontro pubblico promosso per illustrare il progetto di utilizzo della casa di Vigalzano che mons. Guido Avi ha donato alla parrocchia per un utilizzo, in accordo con la Diocesi, a favore dei bisognosi.

In Trentino che si fa? Diocesi e PAT sono direttamente interessati e stanno affrontando il problema congiuntamente, hanno sostenuto Calzà e il direttore della Fondazione Comunità Solidale Cristian Gatti; la Caritas con il compito di animazione e sensibilizzazione, la Fondazione per la gestione. In provincia sono stati individuati una ventina di possibili alloggi adatti allo scopo; si presta particolarmente a questo progetto la casa Avi a Vigalzano.

Una casa, come ha brevemente precisato don Guido (lucidissimo e preciso con i suoi 97 anni compiuti), costruita grazie all'aiuto di suo padre Angelo, emigrato in America in cerca di fortuna nel 1900 e rimastovi fino al 1910. I soldi mandati grazie al duro lavoro in miniera erano serviti prima ad acquistare il terreno e poi a costruire nel 1905-1906 la casa dove don Guido è vissuto assieme ai 15 fratelli.

A fine '900 erano rimasti in tre (don Guido e le sorelle Lina e Sabina) che avevano concordato che l'ultimo rimasto in vita avrebbe donato tutto alla chiesa. E così don Guido un paio d'anni fa ha ristrutturato completamente la casa, provvedendo poi alla donazione alla parrocchia di Vigalzano per destinarla a attività caritative per le tre parrocchie della zona. Passaggio avvenuto un paio di mesi fa. La vicenda degli immigrati si è inserita a tempo debito e così Caritas diocesana e Fondazione hanno elaborato un progetto per l'utilizzo dei due piani inferiori (in mansarda resta l'appartamento di don Guido). Progetto in cui s'è inserito il Punto d'Incontro di Trento che ha proposto l'utilizzo di un piano per aiutare chi viene a trovarsi in situazioni di disagio momentaneo.

Così ci saranno due tipi d'intervento. Quello originario per l'ospitalità al piano inferiore a 5-6 immigrati, che arrivano a Vigalzano dopo un preciso cammino compiuto nei campi d'accoglienza, con tutte le “carte” in regola e che, pur liberi cittadini che possono muoversi ovunque, saranno seguiti da personale addetto che è il punto di riferimento per loro, per la Fondazione e per le forze dell'ordine. Al piano intermedio troverà posto l'iniziativa illustrata da Piergiorgio Bortolotti (già responsabile del Punto d'Incontro con don Dante): l'intendimento è di realizzare un'accoglienza stile famiglia, quindi con 3-4 persone che possono trovare nell'edificio un punto fermo.

Progetti che troveranno attuazione tra poche settimane e che sostanzialmente hanno trovato accoglimento nella quarantina di presenti all'incontro, pur non mancando qualche cenno a perplessità note relativamente a assistenza (sono più difesi dei nostri giovani…) e sovvenzioni (30 euro al giorno, che in effetti sono il costo a carico dello Stato per le spese – 27,5 in Trentino- mentre ai singoli arrivano 2,5 euro + 5 per buoni pasto al giorno). Tutto sommato è sembrato che i presenti non avessero grossi problemi ad avere in zona una decina di persone provenienti da fuori la comunità. Per la casa Avi, costruita grazie a un emigrato, il ritorno ad altri immigrati.

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