Una nuova Albania

Studenti e professori dello Stat di Trento in visita a una terra, una Chiesa e un popolo che hanno conosciuto la persecuzione

Dal 27 al 30 dicembre 2015 lo Studio Teologico di Trento (Stat) ha organizzato un viaggio in Albania coinvolgendo una quarantina di persone tra studenti, professori, familiari e amici per accompagnare Agustin Bardhi (studente per due anni presso lo Stat) nel giorno della sua ordinazione presbiterale. Durante la permanenza siamo stati ospitati presso il seminario di Scutari, nel quale studiano 18 seminaristi provenienti da Albania, Kosovo e Montenegro. Il rettore don Leonardo e i seminaristi stessi ci hanno accolti con grande affetto e disponibilità. Grazie a loro e a don Gjovalin, nostra guida a Scutari, abbiamo potuto conoscere un’Albania “nuova”, incontrando una terra, una Chiesa e un popolo che hanno tanto sofferto nel secolo scorso a causa della terribile persecuzione della dittatura comunista (caduta nel 1991).

Lunedì 28 da Scutari ci siamo spostati verso la diocesi di Rrëshen dove, nella cattedrale, abbiamo potuto gioire con don Agustin, i suoi familiari, gli amici e le molte persone accorse, per questo grande dono di Dio: il vescovo Cristoforo Palmieri ha ordinato un nuovo sacerdote, che ora porta Cristo in una terra insanguinata, ma che veramente anela a risorgere.

Martedì 29 don Gjovalin ci ha donato una forte e bella testimonianza, ricca di fede e passione. Con lui abbiamo visitato il museo della memoria, dove abbiamo visto con i nostri occhi i luoghi dove tutti coloro che proponevano un pensiero alternativo al regime, tra cui molti cattolici (soprattutto sacerdoti e religiosi), venivano imprigionati e subivano torture indicibili. Poi ci siamo spostati nella cattedrale cittadina di santo Stefano, dove Giovanni Paolo II, nel 1993, ha ordinato i primi quattro vescovi dopo il periodo buio del comunismo. Qui sono anche esposte le foto di coloro che a breve saranno ufficialmente dichiarati santi martiri della fede (una quarantina tra sacerdoti e seminaristi, compresa una donna, Maria Tuci, probanda delle suore stigmatine). Dopo il pranzo, ci siamo diretti verso il cimitero cattolico di Rrmajve, luogo delle esecuzioni ma anche luogo dove, nel 1990, don Jubani ha celebrato le prime messe pubbliche davanti a 50.000 fedeli: emblema che nemmeno le atrocità più incredibili possono soffocare la fede radicata in Cristo. Tornati in seminario, Paulin e Mery Ukaj (marito e moglie) ci hanno donato un’altra testimonianza forte che abbiamo ascoltato con commozione e partecipazione. Una cosa è emersa da tutti i racconti: la fede salda, nonostante tutto.

L’ultimo giorno, mercoledì 30, abbiamo celebrato la messa nel santuario della Madonna del Buon Consiglio, appena fuori Scutari, ricostruito nel 1992 per la visita di Giovanni Paolo II. Meta di pellegrinaggio, luogo importantissimo per i cattolici albanesi, è un altro simbolo di una fede che non è mai morta nonostante i divieti e le privazioni subite durante gli anni della dittatura. Anche se il santuario venne distrutto, la gente comunque passava di là e, di nascosto, si affidava a Maria. Prima del pranzo siamo riusciti a vedere anche uno scorcio di Tirana, la capitale, con la sua grande piazza dove papa Francesco ha celebrato la messa nel 2014, e la grande cattedrale costruita nel 2001.

Tornando da un viaggio i partecipanti si sono ripromessi di mantenere il rapporto di amicizia e collaborazione con la Chiesa albanese, che ora ha per noi volti e nomi concreti (come Meriton, il diacono che sta frequentando l’anno accademico presso lo STAT). L’invito per tutti è quello di tenere sempre a mente il sacrificio dei martiri (che continua ancora oggi, nell’indifferenza e nel silenzio, come non manca di ripetere Papa Francesco), morti per un Cristo che noi, alle volte, non prendiamo troppo sul serio.

Ilaria B.

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