Coperte… solidali

Le volontarie dell'Aifo ne producono 600 all’anno per i poveri locali

Seicento coperte all’anno pazientemente cucite con quadrati di lana e rifinite con solidi bordi, in favore dei più bisognosi. Un lavoro certosino, compiuto dalle mani esperte delle volontarie della sezione roveretana dell’Associazione italiana “Amici di Raoul Follereau”. Sono una ventina le donne che ogni venerdì pomeriggio si ritrovano nel laboratorio dell’Aifo, nei locali della chiesa del Suffragio. Ma il lavoro è davvero tanto ed alcune proseguono a casa. A queste si aggiungono altre volontarie nella Valle del Chiese, in Valsugana e due – Rosetta e Liduina – a Trento.

Il gruppo della “San Vincenzo” di Bolzano chiede coperte ormai da qualche anno, lo scorso novembre ne ha prelevate novantasei. Un’altra associazione che usufruisce di questo prezioso servizio è “Volontaridistrada” di Trento, la cui attività principale consiste in due uscite serali settimanali per incontrare persone emarginate, offrendo loro anche panini e the. Talvolta vengono date coperte a chi ne fa richiesta. L’ultima consegna, recentemente, ad uno dei volontari di strada di Trento è stata di ventisei coperte.

“In più occasioni le abbiamo donate pure alla Casa di accoglienza Bonomelli di Trento, per quelle persone che passano da loro chiedendo qualcosa ma che non intendono fermarsi nella struttura”, dice Franca Bronzini, socia di lunga data, che ci accoglie nel laboratorio. La produzione di coperte di lana risale alla metà degli anni Ottanta, quando l’Aifo le inviava in quei paesi africani caratterizzati da un’ampia escursione termica, con le notti molto più fredde rispetto al giorno. Servivano in particolare per i malati di lebbra.

“Inizialmente le mandavamo complete, poi ci hanno chiesto di inviare solo i quadrati assemblati, che sarebbero stati rifiniti dalle donne dei villaggi vicini al dispensario”, spiega Bronzini. L’attività si è poi allargata, le coperte venivano inviate in Bielorussia, Georgia, Bulgaria e Romania, tramite associazioni di volontariato che operavano in loco. L’innalzarsi dei costi di spedizione ha indotto

l’associazione a ripiegare sui bisogni locali.

Inizialmente, le imprese vendevano a costi bassissimi rocche di fine serie dei laboratori di maglieria. Successivamente, grazie al passaparola, molte persone regalavano il materiale grezzo di lana. Attualmente arrivano avanzi di laboratorio con qualche difetto, non tagliati o da disfare. “Siamo comunque sempre alla ricerca di materiale”, prosegue Bronzini.

In passato lavoravano volontarie anche dalla Valle di Non e dal circondario di Trento. Ora il numero è diminuito per l’avanzare dell’età. “Abbiamo deciso ugualmente di proseguire – conclude – perché si è visto l’importanza per queste donne di offrire il loro tempo e il loro lavoro a chi ne ha bisogno”.

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