Il Corecom “studia” i social

Un'indagine sul rapporto fra i giovani trentini e i social network finalizzata a individuare dei modelli che possano servire alle scuole e ai genitori, spesso in difficoltà nell’interagire con i ragazzi su questo terreno. E' uno degli impegni del Corecom, il comitato provinciale per le comunicazioni, consulente per la Giunta provinciale e il Consiglio provinciale, ma anche referente locale dell’Agcom nazionale (l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni) che ha presentato alla stampa questa settimana la sua attività istituzionale che spazia dalla vigilanza, all'osservazione, alla proposta. In cantiere ha posto anche una ricerca sull’uso di internet da parte dei trentini, una giornata sull’informazione televisiva locale e un intervento conoscitivo sui quotidiani online. 

Il Corecom ha poi puntato il dito su un fenomeno poco considerato: i contenziosi e i conseguenti tentativi di conciliazione tra consumatori e operatori della comunicazione, siano essi telefonici, piattaforme televisive o fornitori di servizi di Rete sono in crescita esponenziale.

Secondo gli ultimi dati forniti dal Corecom – negli ultimi sette anni l’attività conciliativa, in tutte e tre le sue articolazioni (tentativi, provvedimenti d’urgenza e controversie) è quasi triplicata, aumentando del 161%, passando dai 425 interventi del 2009 ai 1112 dello scorso anno. Nel solo 2015 la crescita percentuale dei tentativi di conciliazione rispetto all’anno precedente è stata del 29%. Il 50% delle “cause”, tanto per capire anche se il termine è improprio, è stato promosso da utenti business (piccole aziende, alberghi, hotel, ad esempio). Nel 94% dei casi l’azione ha avuto successo il che ha permesso ai clienti di recuperare oltre 338mila 500euro soprattutto per spese e fatturazioni non giustificate, costi di recesso, mancata portabilità e ritardi nelle forniture dei servizi. Sono numeri che si riferiscono alla sola attività del Corecom alla quale va sommata quella delle diverse associazioni dei consumatori. Il fenomeno, quindi, è ancora più vasto ed è indicativo, come conferma Carlo Buzzi, presidente del Corecom, “Innanzitutto, diciamo – afferma – che non possiamo permetterci una maggiore pubblicizzazione dei servizi che offriamo perché non ce la faremmo a livello di organico, di risorse umane. Nonostante questo “low-profile” le richieste di “aiuto” aumentano. Penso che da una parte funzioni molto bene il passaparola sull’attività del Corecom e dall’altra che, senza generalizzare, il consumatore è spesso molto debole di fronte ad un mercato ormai selvaggio”.

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