Da Francesco per la causa di Alcide

A colloquio con la figlia Maria Romana Degasperi: “Al Papa – conferma – ho parlato dell'iter per la beatificazione di mio padre che si è fermato. Uno stallo che ci fa soffrire”

Roma, 4 febbraio – Con la sua brillante capacità argomentativa pari alla sua signorile eleganza, Maria Romana Degasperi accetta di tornare sul tema spinoso della causa di beatificazione del papà Alcide. In un colloquio a margine del “Premio internazionale Degasperi” presso la sede romana della Provincia autonoma conferma a Vita Trentina di averne parlato recentemente in un incontro a tu per tu con Papa Francesco.

Intanto, come siete arrivati a questo appuntamento, prof.ssa Maria Romana?

Tutto è nato in seguito ad un breve saluto che avevo potuto dare al Santo Padre in occasione della sua visita al Quirinale al presidente Napolitano. Avvicinandolo, gli confidai che avrei avuto piacere di incontrarlo in Vaticano.   E Papa Francesco, con quel suo modo così semplice di parlare, mi rispose: “Mi telefoni!”. Ho lasciato trascorrere del tempo e poi mi è stata data la possibilità di incontrarlo a metà gennaio in una delle sale del Vaticano.

Com'è andato il breve colloquio?

Il Papa è stato molto cortese e ha gradito il dono di un testo con la raccolta delle frasi che i vari Papi, a partire da Pio XII, avevano pronunziato su mio padre. Ho osservato avessero tutti avuto un pensiero per la serietà e insieme per la vita cristiana di Alcide Degasperi. Una sottolineatura nella speranza che venga riaperta la causa di beatificazione di mio padre. Devo dire che il Papa ha dimostrato di sapere già tutto e non ho avuto bisogno di aggiungere molto altro.

Il Papa si è interessato alla Causa che registra una situazione di stallo (dopo le dimissioni nel 2003 di padre Tito Sartori, che fu postulatore della Causa avviata nel 1993) che vi fa soffrire?

E’ uno stallo che mi è dispiaciuto, dal momento che negli anni precedenti era ormai stata raccolta un’infinità di documentazione e di testimonianze. Alla Curia di Trento sono ancora raccolta in tante scatole ancore chiuse, e sono passati tanti anni… personalmente sono convinto che riproporre l'esempio di Degasperi sarebbe molto utile per chi di cristiano vuole impegnarsi nella politica. Spero ancora che questo riconoscimento possa avvenire.

Quali sono i suoi rapporti con la terra trentina, di cui parla spesso nella seguitissima rubrica “Ieri e domani” su Avvenire?

Salgo da voi in Trentino tutte le estati, quando ne ho la possibilità o qualche ragione ci vado sempre volentieri. Osservo che visto da Roma il Trentino è ancora poco conosciuto da tanta gente, forse perchè non fa chiasso, fa il suo lavoro con discreta serenità e giudizio; capisco che chi ci vive ha delle critiche da fare, ma chi ci sta lontano quando arriva lassù sente dell’aria pulita.

Abitando a Roma ho la sensazione che queste grandi città hanno perso ormai la loro identità. Arrivare invece in Trentino, la terra dove sono nata, mi porta sempre un grande sollievo e una grande serenità.

Come valuta il periodo che l'Europa sta affrontando?

Mi sembra che sia un tempo difficile, che ci sia un deserto di personalità in grado di operare con coraggio e idealità alla causa europea. Non vedo quell'entusiasmo e quell'impegno per cui Schuman, Adenauer e mio padre avevano collaborato. Il futuro europeo è nebuloso, come questa giornata di oggi a Roma”.

Lunedì 8 febbraio Papa Francesco ha dimostrato la sua attenzione al modello degasperiano (“ci sono tanti cattolici che nel dopoguerra in Italia hanno fatto una “politica non sporca, ma buona”, aveva detto in un’udienza alla Lega missionaria studenti) citando Degasperi in un colloquio riportato dal Corriere della Sera fra i “grandi personaggi dimenticati” della recente storia europea.

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