Quanti interessi dietro la maternità surrogata

All’Arcivescovile una serata sui pericolosi interessi economici e ideologici sottesi alla pratica dell’utero in affitto

Giovedì 11 febbraio il Collegio Arcivescovile ha proposto il secondo incontro del ciclo “Educazione e persona”, centato sul tema spinoso della corporeità che la nostra società tende ad esaltare riducendo l’uomo a materia e trascurandone la dimensione spirituale. Partendo dalle premesse che il corpo è una realtà imprescindibile per la persona, ma non assoluta e che è necessaria, dunque, una nuova formazione alla corporeità, i relatori Emmanuele di Leo e Mario Adinolfi, hanno proposto la loro riflessione. Di Leo, collaboratore dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma e fondatore di Steadfast Onlus, un’associazione umanitaria che opera in Nigeria e Togo, ha parlato dello sfruttamento del corpo umano in relazione alle diverse forme di prostituzione, traffico di organi e maternità surrogata, pesanti schiavitù del nostro tempo. Soffermandosi sulla specificità dell’utero in affitto, ha fatto emergere la profonda disumanità di questa pratica: essa sfrutta donne molto povere che non vedono altra via d’uscita alle proprie difficoltà in un businnes che per meri tornaconti economici è favorito in sede politica anche nel nostro “civilissimo” Occidente. Adinolfi, giornalista, blogger ed ex parlamentare del Partito Democratico, ha ripreso queste tematiche sottolineando come oggi si viva in un contesto malato in cui manca una vera informazione, soprattutto perché interessi politici ed economici ostacolano la diffusione di scomode verità. Sfatare i “falsi miti del progresso” è stato proprio lo scopo della sua recente e fortunata pubblicazione, Voglio la mamma, in cui, partendo da un punto di vista “di sinistra” (difendere i più deboli), ha dimostrato l’inaccettabilità di pratiche come l’utero in affitto. “Un bambino nasce da un uomo e una donna, giusto? O qualcuno di voi in sala può affermare il contrario?” – ha dichiarato. “Si tratta di una verità assoluta e inopinabile, ma che al giorno d’oggi viene messa in discussione”. Il figlio non è un diritto, ha spiegato il relatore; un figlio invece ha diritto a un padre e una madre. Emblematica è la storia di Elton John, famoso cantante inglese omosessuale, che ha comprato con il compagno un figlio tramite maternità surrogata. Il bambino, Zack, come la stessa star ammette, manifesta continuamente tramite le sue sofferenze le ferite del distacco prematuro dalla donna che lo ha portato in grembo per nove mesi. Questa vicenda, spiega Adinolfi, testimonia molto chiaramente la necessità di assicurare a tutti i neonati una madre. Da queste considerazioni immediato è stato il collegamento con il disegno di legge Cirinnà e in particolare l’articolo 5 sulla step-child adoption) che apre la strada – – i relatori non hanno alcun dubbio a questo proposito – all’abominevole pratica dell’utero in affitto.

Adinolfi, fortemente contrario al disegno di legge, ha portato i dati Istat secondo i quali i figli che vivono in coppie omogenitoriali non sono 200.000, come si vuol far credere, bensì poco più di 500: “Ma ci fosse anche un solo bambino da tutelare, occorrerebbe costruire la legge a partire da lui, non da altri”. Una serata ricchissima di spunti di riflessione, che ha spinto a considerare il vero valore del corpo e a difendere a tutti costa la sua dignità. È un messaggio di speranza quello che Mario Adinolfi propone in conclusione: che tutti, e soprattutto i giovani, appresa la verità, la testimonino, anche a costo di fare dei sacrifici, ma sapendo che solo seguendola si può coraggiosamente fare la cosa giusta.  

Gianmarco Donati

IV liceo classico

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