Corridoi di speranza

Grazie all’iniziativa ecumenica di Sant’Egidio, Tavola valdese e chiese evangeliche sono arrivati in Italia in modo sicuro 93 profughi siriani. 29 di loro sono a Trento

Fiumicino (Roma), 29 febbraio – Arrivano al Terminal 5 dell’aeroporto internazionale “Leonardo da Vinci” stanchi, frastornati, emozionati. Ad accogliere i 93 profughi siriani giunti in Italia grazie a un corridoio umanitario una selva di obiettivi e di telecamere, microfoni spianati. Ma anche le autorità, con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il vice ministro Mario Giro, e i responsabili del progetto #corridoiumanitari promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e dalla Tavola valdese e sottoscritto il 15 dicembre scorso dal governo italiano, che prevede di portare in Italia in modo sicuro e legale, senza che debbano sottostare ai ricatti dei trafficanti di esseri umani, circa un migliaio di persone in due anni. A beneficiare dell’iniziativa saranno persone che si trovano in condizioni di comprovata vulnerabilità: donne sole con bambini, minori non accompagnati, persone affette da disabilità o patologie gravi, ma anche nuclei familiari segnalati dalle associazioni che operano nei campi profughi in Libano accanto ai rifugiati.

Dal volo AZ 827 dell'Alitalia (la compagnia ha offerto il viaggio), partito da Beirut alle 4.25 ora locale e atterrato alle 7 (ora italiana) sbarcano 24 famiglie in tutto, con 41 minori. Vivevano nei campi profughi in Libano, dove erano riparati allo scoppio della guerra in Siria. Tutti e 93 hanno ottenuto un visto umanitario a territorialità limitata rilasciato dall’Ambasciata italiana in Libano. Sono originari delle città di Homs, Idlib e Hama, ma riparati in Libano chi da quattro, chi da tre anni. E' il primo consistente gruppo ad arrivare in Italia, preceduto lo scorso 4 febbraio da una giovane coppia con due bambini, di cui uno bisognoso di cure urgenti. Mentre dal confine tra Grecia e Macedonia arriva la notizia che disperazione, freddo, fatica e le tremende condizioni di vita nel campo profughi di Idomeni, piccolissima cittadina greca vicino alla frontiera, hanno spinto i migranti a sfondare la barriera di rete metallica e filo spinato per cercare di forzare il valico, da Roma giunge chiaro il messaggio che le chiusure non servono ad affrontare i problemi.

“Non servono muri e steccati — dice il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, accogliendo i profughi al Terminal 5 —, abbiamo bisogno di azioni diverse, certo anche della pace in Siria (e un filo di speranza si è aperto da sabato col cessate il fuoco), ma anche di moltiplicare la cooperazione con l’Africa, di sostenere il Libano, la Giordania, la Turchia, al centro dell’accoglienza di profughi e rifugiati”. E se i numeri sono ancora limitati, resta “il messaggio chiaro contro i trafficanti di uomini” di questo “buon esempio italiano da seguire nel mondo”. Se così fosse, rimarca Gentiloni, “potremmo consentire a migliaia di rifugiati di esercitare il loro diritto di asilo in modo sicuro e senza essere soggetti a terribili sofferenze”, chiudendo con l'auspicio di “un contagio positivo”. Di “grande giorno per l’Europa che offre la sua vera immagine” parla Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio: “Nell’Anno Santo della Misericordia, dopo tante porte sante, oggi si apre una 'porta di umanità'”, afferma.

Il corridoio umanitario, interamente finanziato da Sant’Egidio, Tavola valdese e Fcei, è un segnale politico forte all’Europa, dove sembrano prevalere egoismi, chiusure e calcoli elettorali. Dimostra che un’accoglienza sicura e umana, che guarda ai migranti non come numeri ma come persone, si può fare, concordano il Presidente della Fcei, Luca Maria Negro, e il Moderatore della Tavola Valdese, Eugenio Bernardini.

Poi i discorsi si concludono e i 93 salgono sui pullman che li porteranno alle loro nuove destinazioni: Roma, Aprilia, Reggio Emilia, Firenze, Trento. Il lungo viaggio è appena (ri)cominciato.

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