Acqua avvelenata

“Tradito il referendum”: movimenti pronti alla mobilitazione. Caprini (Yaku): “Il Testo unico dei servizi pubblici locali (Decreto Madia) disattende l’indicazione popolare”

Il 22 marzo in tutto il mondo si è celebrata la Giornata Mondiale dell’acqua, “oro del terzo millennio”, elemento fondamentale per la sopravvivenza dell’ecosistema. Oggi l'acqua è una risorsa in pericolo e oltre tutto distribuita in modo ineguale: oltre un miliardo di persone non vi ha accesso. La Giornata, promossa dalle Nazioni Unite, sottolinea l’importanza dell’acqua, la necessità di preservarla e di consumarla con responsabilità sia a livello personale che globale.

“L’acqua è il petrolio del terzo millennio – rimarca un comunicato dell'associazione Yaku, che da anni si batte per il diritto all’accesso all’acqua “bene comune” in America Latina e in Europa -, perché è una risorsa fondamentale, ma scarsa, e lo sarà sempre di più nei prossimi anni. Per l'acqua, così come per il controllo delle ultime riserve fossili, si alimentano i conflitti 'simbolo' dei nostri giorni: la guerra israelo-palestinese per contendersi le risorse del fiume Giordano; il conflitto Turchia, Siria ed Iraq per il controllo del Tigri e l’Eufrate; mentre Cina, Nepal, India e Bangladesh si contendono i fiumi che sgorgano dall’Himalaya”.

Ma il controllo dei corsi d’acqua, osserva Yaku, è attuato anche attraverso la costruzione di imponenti dighe – come quelle in costruzione sul fiume Omo in Etiopia, affidate all’italiana Salini-Impregilo – funzionali al sistema economico-energetico “che finanziarizza risorse, devasta territori, produce disuguaglianze sociali e alimenta conflitti e violenze”.

Il continente simbolo dei conflitti per l’acqua è quello latinoamericano, dove alla realizzazione di grandi dighe si contrappongono le comunità locali con il sostegno internazionale. Yaku cita in proposito la vittoria, un anno fa, dei movimenti “Patagonia sin represa” contro la costruzione di cinque dighe in Patagonia, e la sospensione, più recente, dei lavori per la costruzione della diga di El Quimbo progettata dall’Enel sul fiume Magdalena, grazie all’opera di sensibilizzazione dei movimenti colombiani “Asoquinìmbo” e “Rios Vivos”. Dire acqua qui vuol dire anche dispute tra Stati: Argentina e Uruguay hanno portato davanti alla Corte internazionale di giustizia il contenzioso per il controllo del Rio de la Plata; Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay si contendono le preziose riserve del Guarani; Messico e Stati Uniti rivendicano diritti sul Rio Grande e sul Colorado. E vuol dire anche rischiare la vita: il 2 marzo scorso è stata assassinata in Honduras l’attivista Berta Caceres, che cercava di difendere il Rio Gualcarque, minacciato dalla costruzione di una diga fra le più grandi al mondo, finanziata da capitali europei, cinesi e dalla Banca Mondiale.

In Italia la lotta per l’acqua “bene comune” ha avuto il suo culmine nel 2011, con il referendum con il quale 26 milioni di cittadini hanno espresso la loro volontà di mantenere pubblica la gestione della risorsa idrica. “Quel referendum – sottolinea ai microfoni di radio Trentino inBlu Francesca Caprini di Yaku – ha espresso un’indicazione chiara, che il recente Testo unico dei servizi pubblici locali (Decreto Madia) ha completamento disatteso. A giugno i decreti attuativi di quel ddl riproporranno una nuova ondata di privatizzazioni, acqua compresa. Per questo siamo pronti a mobilitarci nuovamente insieme ai cittadini e come Forum dei movimenti per l’acqua faremo ricorso per incostituzionalità contro il ddl Madia, che dice le stesse cose che diceva il governo Berlusconi: e mi piace ricordare che i decreti legge di Berlusconi furono definiti incostituzionali dalla Suprema Corte”. E, se sarà necessario, i movimenti per l’acqua sono pronti a promuovere una nuova raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare rispettosa delle indicazioni referendarie. “La legge di iniziativa popolare presentata in Parlamento per la prima volta nel 2007 è stata storpiata dalla commissione parlamentare. Entro la fine di marzo andrà al voto alla Camera, ma senza le firme del Forum dei movimenti per l’acqua che ormai la considerano carta straccia”, conclude Caprini. E il conflitto continua.

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