Un ricordo di Giovanni Gozzer

Ricordare un grande uomo di cultura come Giovanni Gozzer, di cui ricorre quest'anno il decimo della scomparsa, espone al rischio di appiattirsi sul “già detto”. Ha accettato la sfida lo studioso e didatta Giuseppe Colangelo, che ne ha tratteggiato con originalità il profilo in una recente conferenza svoltasi all'Associazione “Rosmini” di Trento.

Giovanni Gozzer (1915-2006) si laureò nel 1938 all’Università Cattolica di Milano. Dal 1939 al 1945 insegnò al Liceo Prati di Trento. Durante la seconda guerra mondiale diede vita ai Centri scolastici di vallata, consentendo così agli studenti trentini di proseguire le lezioni mentre le scuole nelle città erano chiuse.

Dopo la caduta del fascismo collaborò al giornale “Il Brennero” su cui tenne una rubrica intitolata “Problemi educativi”. Amava definirsi “un cattolico liberale e autonomista” benché senza tessera di partito; fu presidente del Comitato di Liberazione di Trento, poi primo Provveditore agli Studi dopo la guerra. Fu inoltre l'estensore del piano di riordino della scuola italiana nel 1946; lavorò quindi alla riforma scolastica della scuola media unica 1962 e fu fondatore del Centro europeo dell’educazione di Frascati.

Dopo l'introduzione del Presidente dell'associazione “Rosmini”, Gianni Faustini, che ha sottolineato l'impegno generoso e “a tutto tondo” di Gozzer (che ebbe tra i suoi collaboratori anche Paolo Prodi), Giuseppe Colangelo ha iniziato il suo intervento con il ricordo personale e intenso della loro amicizia. Quindi ha ricordato un libro che Gozzer, nel 1958, pubblicò per Cappelli con lo pseudonimo di Werther Brentano: La morte canta sull’albero, preziosa testimonianza sul Trentino sotto l'occupazione nazista. Nel libro c'è anche un racconto sulla resistenza, che anticipa il dibattito odierno sull'esigenza di equanimità nella valutazione delle vicende storiche di quel periodo.

Nell'ultima parte della conferenza Colangelo ha inquadrato il pedagogista trentino sotto un aspetto “concreto” ed essenziale per un grande didatta: quello del rapporto con un suo allievo, il poeta Rocco Scotellaro (1923-1953). Poeta tra i più originali degli anni Cinquanta, nel dopoguerra giovanissimo sindaco socialista di Tricarico (Matera) e autore di varie raccolte, tra cui E’ fatto giorno e Contadini del Sud, Scotellaro frequentò nel 1940-41 la seconda liceo classico al “G. Prati”, dove ebbe Gozzer come professore di italiano e latino (avrebbe poi sostenuto gli esami di maturità da privatista).

Gozzer fu sempre fiero di questo studente che sarebbe diventato uno dei protagonisti nel dibattito culturale sul riscatto del Sud povero e contadino, che cantò in versi come questi: “Non gridatemi più dentro, / non soffiatemi in cuore / i vostri fiati caldi, contadini./ Beviamoci insieme una tazza colma di vino! / che all'ilare tempo della sera / s'acquieti il nostro vento disperato”. E conservò per tutta la vita tutti i suoi temi, ritenendolo il suo migliore allievo.

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