È tempo di cinema italiano

E’ davvero un gran bel momento per il cinema italiano e anche i David di Donatello, ovvero gli oscar italiani che l’Accademia del Cinema ha consegnato lunedì sera, lo dimostrano.

Attori giovani, registi esordienti, bravi, promettenti e simpatici hanno fatto incetta di premi, restituendo al cinema italiano l’energia e la forza che si merita.

Il film che ha sbancato il piatto dei premi è Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, il giovane regista romano che ha vinto sia come regista esordiente sia come produttore; insieme a lui tutti gli attori da Claudio Santamaria, protagonista, e Luca Marinelli, non protagonista, a Ilenia Pastorelli, protagonista, e Antonia Truppo, non protagonista, si sono portati a casa il primo premio. Un gran bel bottino davvero.

Un trionfo meritato perché Lo chiamavano Jeeg Robot è un progetto interessante, creativo, che si rifà al cinema dei supereroi, ma sviluppa il tema in termini assolutamente originali e italianissimi; è per così dire un melting pot di generi, divertente e intelligente.

Santamaria interpreta Enzo, ladruncolo di Tor Bella Monica, trucida periferia di Roma, che cade nel Tevere e si inzuppa di una sostanza tossica che gli dà dei poteri straordinari. Grazie alla forza acquisita inizierà a compiere furti stupefacenti, come staccare completamente dal muro il Bancomat di una banca e portarselo a casa. Quando incontrerà Alessia – una brava ed emotiva Ilenia Pastorelli – una ragazza sola e abbandonata che ha subito violenze ed è ossessionata dall'eroe del manga giapponese Jeeg Robot, inizierà a prendere consapevolezza di se stesso, della sua forza e del suo ruolo.

Nonostante il budget il film è tecnicamente perfetto (David di Donatello anche per il montaggio,) con movimenti di macchina che creano effetti ironici e grotteschi, pura invenzione visiva.

Ma oltre ai David di Donatello dove erano in concorso tra gli altri, Non essere Cattivo di Caligari, Fuocoammare di Rosi, Il racconto dei racconti di Garrone e Perfetti sconosciuti di Genovese (che ha vinto come miglior film), nelle sale ci sono altri film italiani altrettanto meritevoli.

E’ il caso di Veloce come il vento di Matteo Rovere, giovane regista al suo terzo lungometraggio, che racconta una storia ispirata a Carlo Capone, un automobilista che si è ritirato al massimo della sua carriera. Giulia De Martino, interpretata da Matilda De Angelis al suo esordio cinematografico, ha diciassette anni e corre sulle macchine, vive con il fratellino nella casa di famiglia da quando il padre è morto e la mamma se ne è andata. Giulia deve vincere il campionato per non perdere la casa e si farà aiutare da Loris, il fratello “tossico” ex leggenda dell’automobilismo. Loris è interpretato da un notevole Stefano Accorsi che per questa parte si è parecchio imbruttito (non è da tutti gli attori!) e si è preparato come le star americane, trasformandosi fisicamente: è dimagrito, ha frequentato una comunità di tossici, non ha dormito per giorni. Un film adrenalinico, spettacolare anche drammatico, sempre però sincero e convincente, come lo sono i suoi interpreti. Le scene di corsa delle macchine – tutte reali – sono davvero coinvolgenti emotivamente, come poche volte si è visto al cinema.

Altro film italiano in sala è Un bacio di Ivan Cotroneo che restituisce uno spaccato di vita giovanile raccontando l’amicizia di tre adolescenti amici e compagni di un liceo di provincia, film non proprio risolto che tuttavia offre spunti di riflessione sugli equilibri precari dei 16enni.

Oggi infine si attende l'arrivo del film di Roberto Andò Le confessioni, con Toni Servillo nei panni di un monaco invitato al G8. E’ proprio tempo di cinema italiano..

vitaTrentina

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