Storie di guerra, parole di pace

Soldati in trincea e alberi in fiore. Filo spinato e campi di grano. Carroarmati, macerie, immigrati sui barconi. La guerra, cento anni fa e oggi, mentre tornano conflitti combattuti senza armi, incarnati da muri e confini di nuovo tracciati in Croazia, Macedonia, Ungheria, e la pace, che mai sarà ottenuta attraverso la violenza delle armi o respingendo chi scappa da situazioni drammatiche ma solo con un costante, ostinato lavoro quotidiano, fatto di piccoli gesti che possono cambiare la storia.

"Partiti al mondo come soldati", il progetto di sensibilizzazione e informazione centrato su un tema più che mai attuale, "Guerre, conflitti e diritto alla pace", promosso da Fondazione Fontana onlus nell'ambito del programma educativo World Social Agenda per il biennio 2015-2017 insieme al Centro per la Formazione alla solidarietà internazionale, al Forum trentino per la pace e i diritti umani e alla Scuola di studi internazionali dell'Università di Trento, si è svolto il 21 e il 22 aprile scorsi a Trento concludendosi al Teatro S. Marco con lo spettacolo “Parole Note Live” in collaborazione con Radio Capital.

"Il senso dell'iniziativa – ha spiegato Anna Molinari di Fondazione Fontana presentando la serata – era quello di suscitare domande, non dare risposte, a partire dall'immagine di due mani bianche su uno sfondo che ha il colore del fango ed evoca la trincea: una punta il fucile e l'altra con delicatezza ma ostinazione cerca di tappare la canna e in questo gesto leggiamo anche il colore della pace, un lavoro sporco, ma necessario".

L'evento, inserito all’interno del calendario di "Utopia500", ha coinvolto 1600 studenti e 70 insegnanti e dopo un convegno sul "fare memoria, e capire le guerre per costruire alternative di pace" e un seminario per riflettere sulle buone prassi della cooperazione internazionale, proseguirà l'anno prossimo dedicandosi al tema delle migrazioni e del diritto al futuro.

"La letteratura, la poesia, sono terreni in cui le domande su temi cruciali come le guerre e i conflitti vengono elaborate in modo suggestivo, emozionale", ha esordito il giornalista e poeta Mario De Santis, ricordando che il nonno, contadino, fu costretto ad andare in guerra, spedito sull'Isonzo e poi in Slovenia, dove venne fatto prigioniero. "Ho ripercorso i suoi passi, andando in trincea, provando a immaginare cosa significa essere lì, sfiniti dopo giorni di cammino, sotto le bombe, senza cibo, congelati dal freddo, trascorrendo mesi con i cadaveri vicino come ha scritto Ungaretti".

Storie di guerra e parole di pace si sono poi srotolate nel corso dello spettacolo attraverso immagini, canzoni, spezzoni di film e interviste con la voce recitante poesie di Giancarlo Cattaneo e quella narrante di De Santis appoggiate sul tappeto musicale del dj Maurizio Rossato.

Un format collaudato che da Radio Capital è diventato itinerante in tutta Italia, offrendo alla platea trentina che ha riempito il teatro parole da scoprire e ricordare come quelle dei versi del poeta palestinese Mahmoud Darwish, "Andiamo verso un Paese", del poeta israeliano Yehuda Amichai, "Mio figlio si è arruolato", del poeta bosniaco Izet Sarajlić, "Ultimo tango a Sarajevo". O quelle di Tiziano Terzani che dopo essere stato corrispondente di guerra, ha cercato di combatterla scrivendo lettere al nipote contro ogni conflitto: "Le cause delle guerre sono dentro di noi, la guerra porta solo dolore, distruzione, morte, non ciò che promette all'inizio. Nessuna guerra mette fine alla guerra: non esiste una guerra umanitaria".

Solo i poeti sono capaci di pensare diversamente, e così reinventare il futuro: "Puoi contribuire con un verso allo spettacolo della vita: qual è il tuo?", domandava il professor Keating ne "L'attimo fuggente" ai suoi studenti. Anche "Solo per oggi", come hanno scritto in due testi somiglianti papa Giovanni XXIII e un maestro del buddismo giapponese, fa che sia un verso di pace, un impegno, un piccolo gesto capace però di innescare un circolo virtuoso di buone azioni.

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