Il boom dei cammini medioevali

Al sorgere del sole, le ombre dei pellegrini, lunghissime, si proiettano sul sentiero bianco, come a voler dare slancio al passo. Campi verdi che disegnano precise geometrie, indicazioni lungo il cammino, uomini in preghiera, una tavola imbandita che esprime senso di ospitalità e fraternità. Sono solo alcunegetti usati dal pellegrino sia medievale che moderno e notizie storiche fanno parte di "Sulle orme dei pellegrini medievali Compostellani e Romei", mostra dedicata alle antiche vie di pellegrinaggio che portano a Santiago de Compostela e a Roma, ospitata nella suggestiva cornice del sito archeologico di palazzo Lodron, in piazza Lodron, 31, a Trento fino all'8 maggio.

La mostra è nata nell'anno della misericordia per far conoscere e condividere un'esperienza che lascia il segno in chi ogni anno percorre da secoli le vie di pellegrinaggio e per ricordare il trentennale della fine del lavoro di tracciatura compiuto dal parroco di O' Cebreiro, don Elias Sampedro, principale artefice della rinascita del Cammino di Santiago e ideatore della conchiglia e della freccia gialla come segno internazionale del percorso. Lo ha sottolineato Edo Pedron, presidente dell'Associazione "Pellegrini per sempre" che ha promosso l'esposizione, durante l'incontro svoltosi nel sito sabato 23 aprile, nel corso del quale sono intervenuti Riccardo Latini, storico e autore di guide, Danilo Riponti, medievalista, e Antonella Mascetti, che negli anni ha percorso circa 14 mila km come pellegrina.

"Il pellegrinaggio a Gerusalemme era considerato il viaggio di iniziazione cristiana per definizione e gli ospizi dove venivano ricoverati gli anziani e distribuito cibo agli indigenti, luoghi a presidio dei più deboli che incarnavano l'immagine di Gesù, diventarono ben presto ricovero anche per i pellegrini", ha spiegato Riponti, offrendo un'interessante immersione nella storia del ruolo che ebbero gli ordini ospitalieri a difesa dei pellegrini e dei luoghi santi.

"Fu il monaco benedettino italiano, il Beato Gerardo Sasso (1040 -1118), a intuire che chi si recava alla Città Santa necessitava di un alloggio e a lui si deve la fondazione dell'ordine dei Cavalieri Ospitalieri e la ricostruzione, tra il 1070 e il 1075, dell'ospedale intitolato a S. Giovanni che nacque proprio con funzione di assistenza medica ai pellegrini. La vocazione medica dei giovanniti portò anche a importanti innovazioni scientifiche poiché i monaci attingevano alla medicina araba, inoltre a poco a poco venne creata una rete di assistenza fatta di piccole case utili a garantire sicurezza durante il viaggio".

Oltre al pellegrinaggio a Roma e quello a Santiago, Riponti ha ricordato quello micaelita e la particolarità che lo caratterizza. Dal monastero di S. Michele sull'isola di Skellig Michael in Irlanda fino a Gerusalemme è possibile, infatti, tracciare una linea retta immaginaria sulla quale si incontrano, man mano che si procede lungo il cammino, i santuari dedicati a S. Michele: l'abbazia di Mont Saint-Michel in Normandia, la Sacra di S. Michele in val di Susa, in Piemonte e il santuario di San Michele Arcangelo che si trova a Monte Sant'Angelo, nel Gargano in Puglia.

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