La voce profetica di Bertha von Suttner

È stata la prima donna premiata con il Nobel per la pace, nel 1905. Bertha von Suttner, scrittrice, giornalista, era nata a Praga nel 1843, morì a Vienna poche settimane prima dello scoppio della Grande Guerra. Di origini aristocratiche, ben presto “sposò” la causa del pacifismo fino ad essere nominata presidente onoraria dell’Ufficio internazionale per la pace fondato dallo scrittore danese Fredrik Bajer. Le sue “armi” erano le idee e la penna in un continente che anche prima del conflitto mondiale, a cavallo tra Ottocento e Novecento, non aveva pace. “Abbasso le armi!” è la sua opera più conosciuta, uno dei libri di maggiore successo del XIX secolo.

A Bertha von Suttner è dedicato un ampio volume, “Parlare di pace in tempo di guerra”, pubblicato da Osiride, che è stato presentato il 29 aprile alla Caritro di Rovereto per la serie di incontri “Storie e storia” promossa dall’Accademia degli agiati e dal Museo della guerra. Un appuntamento al quale hanno partecipato la curatrice della raccolta di saggi, Paola Maria Filippi, responsabile della Biblioteca austriaca di Trento e già docente all’università di Bologna, Francesco Comina del Centro per la pace di Bolzano e Federica Fortunato del conservatorio “Bonporti” di Trento. “Le ragioni che portarono Bertha von Suttner ad occuparsi dei temi della pace – sottolinea Paola Maria Filippi – sono da ricercarsi probabilmente nelle origini della sua famiglia che da sempre si occupava di questioni militari, suo padre era un feldmaresciallo, ma anche gli zii erano nell’esercito. Una forma di reazione peraltro accompagnata dal fatto che crebbe con la madre, che faceva parte della piccola nobiltà e che ne gestì l’educazione, visto che il padre morì prima che lei nascesse. Una madre che gli concesse molta libertà nella formazione permettendogli di prendere coscienza di quanto lo stato di belligeranza continua nel cuore dell’Europa era pressoché la norma”. Arrivando a quali conclusioni? “Dimostrò, come poi puntualmente accadde, che una guerra ne avrebbe chiamata un’altra, che l’umiliazione del vinto avrebbe determinato uno spirito revanscista generatore di altri conflitti. Una voce profetica”. Perché riportare all’attenzione pubblica la sua figura? “In lei vi sono dei tratti di estrema modernità. È stata una donna particolarmente attenta a tutto quello che avveniva attorno a lei e riuscì ad interpretare tante innovazioni del suo tempo capendo a che cosa avrebbero portato se non ci fosse stata una visione pacifista”.

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