Il femminile in Maria di Nazaret

Nei giorni scorsi una persona mi ha chiesto: perché il Mese di maggio è dedicato alla Madonna? Bella domanda! Perché? Non ci sono certo motivi liturgici; infatti, questo periodo di solito corrisponde al tempo pasquale che ci invita a guardare in particolare a Cristo risorto e al dono dello Spirito Santo. Certamente un tempo da trascorrere in compagnia di Maria, come avvenne nel Cenacolo in quei cinquanta giorni.

L’origine del mese di maggio dedicato alla Madre di Gesù è piuttosto recente (dal 1600 circa) ed è tipicamente italiana. Tale devozione è da collegare alla realtà primaverile di questo periodo, in cui la vita e la natura rinascono. Una dimensione tipicamente femminile, nel senso vero e buono del termine. Tempo in cui sbocciano le rose e tanti altri fiori, ma anche in cui sbocciano gli amori! La bellezza femminile della donna, esaltata da sempre in questa stagione, trova un suo sviluppo anche nel culto alla grande donna che è Maria di Nazaret. Donna in cui trovano simbolo, espressione e modello tutte le dimensioni femminili: donna, vergine, fidanzata, madre, sposa, figlia, sorella, compagna,…

Si sta volentieri con lei nel mese di maggio; come si sta bene con la propria ragazza, con la sposa, con la mamma e, direbbe Papa Francesco anche con le nonne! Anche nella Chiesa – è il richiamo di questo Papa – occorre imparare a star bene con la donna, con le donne; una presenza qualificata e importante in tutta la vita di Gesù, come appare dai Vangeli e nell’esperienza della prima comunità cristiana. Scriveva Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: (n. 103): “La Chiesa riconosce l’indispensabile apporto della donna nella società, con una sensibilità, un’intuizione e certe capacità peculiari che sono solitamente più proprie delle donne che degli uomini. Ad esempio, la speciale attenzione femminile verso gli altri, che si esprime in modo particolare, anche se non esclusivo, nella maternità. Vedo con piacere come molte donne condividono responsabilità pastorali insieme con i sacerdoti, danno il loro contributo per l’accompagnamento di persone, di famiglie o di gruppi ed offrono nuovi apporti alla riflessione teologica. Ma c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Perché «il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale; per tale motivo si deve garantire la presenza delle donne anche nell’ambito lavorativo» e nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali”. E poi aggiunge (n. 104): “Di fatto, una donna, Maria, è più importante dei vescovi”.

In un suo discorso al Centro Italiano Femminile del 25 gennaio 2015, lo stesso Papa al riguardo ha affermato:“Se nel mondo del lavoro e nella sfera pubblica è importante l’apporto più incisivo del genio femminile, tale apporto rimane imprescindibile nell’ambito della famiglia, che per noi cristiani non è semplicemente un luogo privato, ma quella Chiesa domestica, la cui salute e prosperità è condizione per la salute e prosperità della Chiesa e della società stessa. Pensiamo alla Madonna: la Madonna nella Chiesa crea qualcosa che non possono creare i preti, i vescovi e i Papi. È lei l’autentico genio femminile. E pensiamo alla Madonna nelle famiglie. A cosa fa la Madonna in una famiglia. La presenza della donna nell’ambito domestico si rivela quanto mai necessaria, dunque, per la trasmissione alle generazioni future di solidi principi morali e per la stessa trasmissione della fede”.

Tutto questo per molti di noi è legato al ricordo del mese di maggio, cioè di un momento di preghiera col Rosario e poi del gioco sulle vie e le piazze del paese, tra ragazzi e ragazze, ai primi tepori primaverili dopo l’inverno, sotto lo sguardo attento e premuroso delle nostre mamme. Nella sua ultima Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, dopo i due Sinodi sulla Famiglia, il Papa stesso sembra ricordare la sua mamma e la sua nonna, come presenze femminili significative nella sua esperienza; egli scrive (n. 174): “Di fatto, «le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. Sono esse a testimoniare la bellezza della vita». Senza dubbio, «una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale. Le madri trasmettono spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa: nelle prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara. Senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo. Carissime mamme, grazie, grazie per ciò che siete nella famiglia e per ciò che date alla Chiesa e al mondo»”. Siamo grati anche noi a tante mamme, a tante donne, che con tratto femminile anche oggi ci portano a scoprire Maria come una donna coraggiosa, che non ha avuto paura di restare donna, autenticamente donna, in tutti i momenti della vita di quel Figlio straordinario, da Nazaret a Betlemme, da Cana a Gerusalemme.

(5 – fine. Le altre puntate nei precedenti numeri)

dongi

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