Il riscatto attraverso la fotografia

Un uomo si dirige verso la luce, uscendo brancolando dal buio di un tunnel, spinto avanti dal desiderio di superare il limite di un tempo sospeso che priva della libertà. Un altro, seduto, allarga le braccia e sembra in attesa di una spinta, evocando un uccello pronto a spiccare il volo. Una mano esce dalle sbarre della cella tenendo uno specchietto che permette di vedersi e comunicare tra "vicini", aggirando barriere concrete e senso di isolamento.

Sono solo alcune delle numerose immagini scattate dai detenuti del carcere di Milano nel corso di una serie di laboratori fotografici promossi dalla Galleria San Fedele della città lombarda tra il 2003 e il 2009 e mostrate da padre Andrea Dall'Asta, direttore della stessa dal 2002, nell'incontro svoltosi sabato 21 maggio, nell'ambito della seconda edizione del Festival Biblico, al Museo Diocesano Tridentino. Luogo più che mai appropriato per mettere in dialogo il mondo dell'arte, con le sue molteplici possibilità espressive, con quello del carcere, che condiziona la libertà, ma dovrebbe consentire percorsi di recupero e riconquista della dignità umana.

In tale direzione è andato "Captivi. Il riscatto attraverso la fotografia. La Galleria San Fedele nelle carceri milanesi", progetto che attraverso laboratori fotografici mirava a sfondare "muri prepotenti" che nascondono allo sguardo ciò che dà fastidio vedere, testimonianza preziosa di come sia possibile creare, invece, un ponte tra la "città chiusa" e la "città aperta".

Gli scatti dei carcerati e quelli di fotografi professionisti che hanno partecipato al progetto hanno, infatti, poi dato vita a mostre esposte in Galleria: "Per me è stato un processo di conversione all'umano – ha detto il gesuita Dall'Asta -, un percorrere un tratto di strada insieme, costruendo qualcosa di bello con uomini che, da sorvegliati, sono diventati osservatori e hanno raccontato la loro esperienza, accettando la sfida di uscire dall'anonimato". Un'attività artistica che la direttrice Primerano auspica possa approdare anche nel carcere di Spini di Gardolo, in vista della mostra che il Diocesano allestirà l'autunno prossimo dedicata proprio al delicato tema della detenzione.

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