Voce che libera

Violenza sulle donne: l'importanza di parlarne, il coraggio della denuncia, lo sguardo biblico. La pastora Lidia Maggi e la pubblico ministero Alessia Silvi in dialogo

Donna. La prima parola pronunciata da Gesù risorto. E alle donne si è rivolto Papa Francesco nei giorni scorsi aprendo, tra le altre cose, la riflessione sulla loro possibilità di accedere al diaconato. Ma le donne sono sempre più vittime di violenza e anche il Trentino non è immune dal fenomeno del femminicidio, come ha evidenziato Alessia Silvi, pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Trento nel dialogo a due voci insieme a Lidia Maggi, biblista e pastora battista, dedicato a "Le donne e la violenza maschile: diritti e rovesci", svoltosi nella chiesa, piena, di S. Carlo mercoledì 18 maggio.

"Lavoro a Trento da 12 anni e mi sono sempre occupata dei reati a tutela delle fasce deboli, minori e donne – ha esordito Silvi -, una definizione scorretta perché le donne non devono essere considerate soggetti deboli, ma persone dotate di grande capacità di amare e soffrire che, in determinate circostanze e per motivi culturali, sociali e anche religiosi, sono predisposte a diventare vittime di violenza". Nel suo intervento, Silvi ha sottolineato la necessità di prendere coscienza che esistono tipologie di abusi, subdole e difficilmente riconoscibili. La violenza non è, infatti, solo quella fisica e sessuale ma anche psicologica ed economica, ossia comportamenti che hanno lo scopo di privare la donna di fiducia e autostima, isolandola dalla famiglia e dagli amici e svilendola nel ruolo di moglie e madre, e di impedirle di lavorare, rendendola economicamente dipendente.

"In Trentino, la forma più diffusa è quella della violenza domestica; molte donne hanno paura di denunciare e sopportano in silenzio, temendo ritorsioni più gravi o per vergogna, senza rendersi conto delle conseguenze devastanti che tale scelta implica per se stesse e per i figli. Ma è importante parlarne, anche qui, intorno all'altare, in un luogo di luce, speranza, perdono e simbolo di un nuovo inizio". Le donne vittime di violenza hanno il diritto di poter ricominciare a vivere e possono farlo chiedendo aiuto alle istituzioni, rivolgendosi al numero verde istituito a livello provinciale, attivo ogni giorno, 24 ore su 24, sporgendo querela. "Lo Stato – ha proseguito la pubblico ministero – dovrebbe garantire non solo tutela giuridica ma anche economica a donne che perdono il lavoro e spesso sono costrette a cambiare casa, e dovrebbe attivare corsi di riabilitazione, come è stato fatto in Trentino, che permettano agli uomini di rendersi conto della gravità del loro comportamento".

"Ero una bambina molto intuitiva e sapevo leggere negli sguardi cosa sarebbe accaduto, in quei momenti il tempo si fermava e la violenza sembrava eterna – ha raccontato Lidia Maggi parlando della sua esperienza in una famiglia difficile -: subivo cose inaccettabili perché avevo una fede che mi diceva di onorare i genitori e porgere l'altra guancia, ma credere in Dio significa sapere di essere una pietra preziosa che va trattata con cura. Ho deciso di diventare pastora perché nessuna donna viva una fede che costringe al silenzio e fa fare confusione tra servizio e servilismo, togliendo dignità, e per raccontare un altro Dio, quello che libera, che patisce come quella bambina, raccoglie ogni lacrima e si indigna".

Maggi ha poi offerto una coinvolgente lettura biblica sul tema: "La Bibbia narra storie di violenza ed estrema crudeltà, ma lo fa per denunciarla e suscitare un naturale senso di disgusto. Ha sempre uno sguardo empatico nei confronti della vittima e rileggerla con occhi e cuore di donna significa demolire insegnamenti deformanti che legittimano comportamenti violenti. Nella Bibbia, il grido delle donne stuprate e uccise diventa la voce di Dio, un Dio che non può essere zittito e ha bisogno di trovare eco nelle nostre voci".

Al saluto conclusivo di don Lino Zatelli è seguito l'invito di Silvi alle persone che hanno riempito la chiesa a stare vicino a chi vive esperienze così dolorose, portando loro il messaggio di speranza emerso nella serata insieme al sostegno che consenta di ritrovare fiducia nel prossimo e il coraggio di denunciare l'autore delle violenze subite, diventando così esempio per altre donne nella stessa condizione.

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