“Il fenomeno migratorio va gestito con la ragione”

“Questa dei corridoi umanitari è un’esperienza che va valorizzata e fatta conoscere. E’ il frutto del concorso di Chiese e organizzazioni religiose e sociali e lo stesso Papa Francesco ne ha parlato come esempio”. L’europarlamentare Gianni Pittella, presidente del gruppo Socialisti e democratici europei, che alla presentazione della mostra sui corridoi umanitari aveva lanciato un accorato appello ai sindaci perché aprano le loro comunità all’accoglienza, ai microfoni di radio Trentino inBlu insiste sui corridoi umanitari come risposta globale a un fenomeno drammatico, planetario. “Sarà pure una goccia, ma se questa goccia si aggiunge a tante altre gocce può costituire quel mare di solidarietà che oggi manca”. Sono i giorni dello sgombero del campo profughi informale di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia; del rafforzamento del presidio di polizia austriaco al Passo del Brennero; di nuovi, tragici naufragi nel Mediterraneo. “Tutto suggerisce l’urgenza dell’apertura di corridoi umanitari, anche per i migranti economici: o li lasciamo nelle mani dei trafficanti della morte, o troviamo delle strade legali per far arrivare queste persone”, sbotta Pittella. “Sono persone costrette a scappare, altrimenti finiscono uccise dalle pallottole del terrorismo, della violenza. Pensare che questo grande fenomeno si possa fronteggiare con il filo spinato o con i muri è una fandonia. No, va gestito e governato con la ragione. Come Parlamento europeo – e anche la Commissione europea – abbiamo messo in piedi una strategia organica. Poi si è bloccata perché alcuni Paesi, soprattutto dell’Est europeo, si sono messi di traverso”.

Incalzato sulle risposte che l'Unione europea sta dando (la firma dell'accordo con la Turchia è una delle misure), Pittella osserva: “L'Europa, nelle obiettive difficoltà che derivano dagli egoismi di alcuni Stati membri, sta tentando di mettere in campo un meccanismo di accoglienza e di distribuzione dei profughi in tutti e 28 i Paesi europei. Dobbiamo insistere in questa direzione, sorvegliare le coste del Mediterraneo, aprire corridoi umanitari e canali legali, stabilire le quote e garantire che i Paesi dell'Unione europea accettino l'attribuzione di queste quote. Mi auguro che nel Consiglio europeo di giugno passi la proposta italiana del Migration compact, che per la prima volta afferma l'idea di una partnership politica ed economica seria con l'Africa”.

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