I luoghi della crescita che non escludono

OltrEconomia Festival (Oef), alla terza edizione, ha dato voce a una società civile che, attraverso la mobilitazione e la partecipazione, cerca di darsi strumenti attivi per la costruzione di politiche economiche alternative. Quest’anno, nelle strutture allestite al Parco Santa Chiara di Trento, Oef 2016 ha affrontato il tema delle migrazioni. E’ emersa la necessità di abbattere i confini che impediscono la libera circolazione delle persone e di alzare piuttosto muri verso l’iniqua circolazione di capitali. Si è parlato di conflitti ambientali ed economici, causa di sfollamenti forzati, di ondate migratorie violente verso luoghi ritenuti più sicuri e dove si confida in una vita degna di essere vissuta.

I cambiamenti climatici acutizzati dall’attuale modello energetico dipendente dai combustibili fossili, le devastazioni ambientali provocate dall’uomo, il sistema economico accaparratore di ricchezze sono alla radice dei conflitti che spingono a muoversi. L’attuale sistema economico produttivo che accaparra risorse, accumula profitti e impoverisce i territori crea disuguaglianze tra gli stati, tra le popolazioni e tra le persone all’interno dei singoli stati.

A livello globale la disputa tra i poteri economico finanziari internazionali per il controllo di intere aeree strategiche al fine di assicurarsi l’accaparramento di risorse e materie prime a basso costo, in particolare energetiche, si traduce in conflitti violenti. La guerra è causa di imponenti flussi di persone che partono dalle zone di conflitto – come Libia, Siria, Iraq e Afghanistan – e giungono alle porte dell’Europa. E quelli che si vorrebbero definire i “luoghi della crescita” rispondono alzando barriere e fili spinati, per respingere ed escludere.

E’ invece necessario abbattere in Italia, in Europa e in ogni luogo i muri dell’esclusione e dell’apartheid sociale, che producono ovunque disuguaglianze, devastazioni ambientali, impoverimento ed emarginazione, a beneficio di pochi, anzi, pochissimi.

Tra le riflessioni, ha suscitato interesse la lettura della società con le lenti di genere: nel Sud come nel Nord del mondo la divisione sessuale del lavoro è statisticamente rilevante, con le donne relegate in posizioni subordinate nell’economia e nella società. Le crisi rendono visibile un protagonismo femminile che disegna un’alternativa possibile: la valorizzazione del ruolo della donna oltrepassa il concetto stesso di competizione, le attuali regole di mercato e di potere. La crisi ecologica in particolare racconta di donne in prima linea per la difesa dell’acqua, della terra, della vita, in molti territori di conflitto.

Alternative possibili, quindi, che vogliono abbattere i muri esistenti e promuovere mobilitazioni diffuse nel tentativo di erodere le cause stesse delle guerre, delle migrazioni, delle disuguaglianze e ampliare la sfera dei diritti sociali, la difesa dell’ambiente, la partecipazione democratica.

Quali azioni concrete, OltrEconomia Festival ha individuato, nel documento conclusivo, l’impegno a proseguire il percorso attorno all’equità di genere; l’avvio di un lavoro di monitoraggio e supporto dei migranti lungo l’asse del Brennero; il sostegno alla raccolta di firme (già 300 mila finora) per sostenere i “referendum sociali” (contro la Buona Scuola, gli inceneritori, le trivelle) e la petizione popolare contro il decreto Madia sulla privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali; il rilancio, a livello internazionale, dell’opposizione al TTIP, il Trattato transatlantico di libero commercio tra Stati Uniti e Unione Europea.

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