Aspettando i ballottaggi

Cresce l’attesa per i risultati dei ballottaggi. Renzi cerca di allontanare da sé possibili ricadute del voto del 19 giugno, ma è un’impresa difficile. Specialmente in fasi di incertezza come quella che viviamo tutti sono alla ricerca di segnali per interpretare dove si dirigerà il futuro ed è evidente che una consultazione elettorale che coinvolge città molto importanti costituisca una occasione per esercitare anche in politica esercizi di divinazione.

Ciò a cui si assiste è un incattivimento del confronto politico, dove è in atto una specie di convergenza di tutte le forze di opposizione a Renzi, dall’estrema destra all’estrema sinistra, nella speranza di dargli la prima spallata. Certo il governo, almeno nelle principali città non è messo bene. Se a Milano c’è una partita che sembra aperta, con un candidato del centrodestra che non è particolarmente distante da quello del centrosinistra (e che infatti non rivela i nomi dei suoi futuri assessori per non rompere l’incanto delle convergenze divergenti su cui conta), la situazione è molto diversa a Roma. Qui la candidata dei Cinque Stelle sembra godere del vantaggio che le viene dalla rabbia di una città che non ne può più dei giochetti dei partiti politici. Giachetti ha compiuto un mezzo miracolo portando il PD al ballottaggio, ma non può vincere se non ampliando la sua area di consenso al fronte moderato del centrodestra, che però non è facilmente mobilitabile a suo favore.

A Torino la partita fra Fassino e la Appendino sembra tutto sommato aperta, non tanto per un giudizio negativo sull’operato del sindaco che cerca il secondo mandato, quanto per un certo desiderio di rinnovamento nella società delle posizioni dominanti, rinnovamento che il PD non è riuscito a garantire. Si tratta di un problema che ha anche Merola a Bologna, nonostante l’indubbio vantaggio per lui di misurarsi con una candidata leghista strettamente legata a Salvini. In questo caso il sindaco che cerca la riconferma deve temere più il fastidio che suscitano le sue giravolte (spostamenti dai renziani alla sinistra, rincorsa al consenso intellettuale l’ultima settimana) e dunque la diserzione delle urne che non la capacità di attrazione della rivale che per riuscire dovrebbe pescare ampiamente in un elettorato Cinque Stelle che nella tradizione bolognese non si ritiene sia molto sensibile alle sirene della destra.

Renzi si trova nella scomoda posizione di chi deve contemporaneamente fare mostra che le sfide locali tali sono e dunque non incidono sul governo e di chi, avendo bisogno di un successo di immagine, deve cercare di motivare un voto per dei candidati PD che però, salvo il caso di Milano, non sono veramente scelte sue. Di qui deriva una certa confusione nelle mosse del premier che magari manda avanti gente del suo cerchio magico, che però, come è accaduto nel caso della Boschi, cade in gaffe che non aiutano la causa del governo.

Torna dunque il rinvio al referendum autunnale come momento della verità, ma anche qui la situazione è tutt’altro che semplice. La materia è molto complicata e le manipolazioni sono facilissime. Per citarne una: abbiamo visto sostenere che il documento dei costituzionalisti per il no denuncia un rischio di regime autoritario, il che è semplicemente falso. Non solo lo esclude quel documento, ma uno dei suoi più autorevoli firmatari, l’ex presidente della Consulta Enzo Cheli, lo ha esplicitamente negato nel suo intervento pubblicato qualche giorno fa dal “Corriere”.

In un clima del genere in cui tutti si lanciano in interpretazioni fantasiose, è piuttosto difficile riportare il dibattito alla questione reale. Purtroppo troppo spesso nel voto le leggende metropolitane, a cui aderiscono aihmé anche personaggi da cui non ce lo si aspetterebbe, hanno più potere persuasivo dei ragionamenti.

Dunque Renzi avrà molto da lavorare se vuol evitare che il referendum abbia per lui un esito negativo, poiché la bocciatura della riforma comporterebbe l’apertura di una fase di rimescolamento piuttosto radicale delle carte. Il che potrebbe anche essere giudicato salutare, non fosse che ci troviamo in una situazione in cui un periodo di lotte intestine è l’ultima cosa che ci può aiutare.

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