“A Vaneze cominciò a nevicare…”

Diciotto km, 1.485 m/dsl e 38 tornanti, con una pendenza massima del 17% e media dell'8,9% fanno della “Charly Gaul” la “salita” per eccellenza del ciclismo. Affrontata da Gaul, l'8 giugno del 1956, in un'atmosfera da tregenda, con un eroismo che commosse perfino la “Locomotiva umana” Learco Guerra. “Ricordo di aver patito tanto freddo – rammenta Aldo Moser, che concluse la corsa rosa di quell'anno al quinto posto, iniziando la 21ª storica tappa con un paio di scarpe numero 44, anziché il suo abituale 42 -. Cominciò a piovere a Merano, ma la neve la prendemmo sul Bondone, a Vaneze. Molti corridori si ritirarono, qualcuno si fece addirittura accompagnare in macchina al traguardo”.

“Gare che una volta si disputavano in condizioni estreme, con la bici che tremava dal freddo come noi, perché il nostro mestiere era quello di correre e ci sentivamo in dovere di portarle a termine, oggi vengono annullate – gli fa eco Francesco, il “Checco” nazionale, tuttora il ciclista italiano con il maggior numero di vittorie: 273 -. A quei tempi, dopo le interviste e le foto di rito, era fredda pure l'acqua delle docce che facevamo per ultimi”.

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