“Essere qui è un po’ ritrovare le mie origini”

Dall'Argentina all'Australia, dal Guatemala al Brasile: dal primo al 21 luglio sono stati 22 i giovani che hanno visitato il Trentino. In comune, la provenienza dei loro avi da diversi luoghi della nostra Provincia. Tatiana Vitti, trentino-brasiliana, ci racconta le sue sensazioni.

Tatiana, cosa facevano i tuoi avi in Brasile?

Ho tre trisavoli originari del Trentino: la famiglia Vitti, che veniva da Meano, Vigo Meano e Cortesano; la famiglia Correr, da Romagnano; e la famiglia Degasperi, da Sardagna. Sono partiti alla volta del Brasile tra il 1877 e il 1881. Erano tutti contadini. Arrivarono in nave. I primi tempi le famiglie lavoravano nelle coltivazioni di canna da zucchero e caffè. I Correr e i Degasperi arrivarono a Rio de Janeiro, per poi spostarsi a Santos. Si fermarono nello Stato di San Paolo, trasferendosi poi a Campinas; lavoravano a fianco degli schiavi in una fazenda. Quando terminò il contratto di lavoro andarono a Piracicaba. Nel 1892 parte del gruppo decise di comprare dei terreni lì vicino e fondare la colonia di Santa Olimpia, che esiste ancora oggi. Nel frattempo la famiglia Vitti si stabilì a Rio Claro, sempre vicino a Piracicaba. Nel 1893 si unì ad altre famiglie e comprarono dei terreni fondando la colonia Santana, dove sono nata e cresciuta.

Com'era e com’è oggi la vita nelle due colonie?

All'epoca per le persone delle colonie non era possibile sposarsi con persone esterne alla colonia stessa. A Santa Olimpia si insegnava l'italiano, mentre a Santana la lingua d’origine è andata un po' perso. A casa mia si parla ancora un tipo di dialetto, che chiamiamo “tirolés”: assomiglia al vostro.

Che significato ha per te venire in Trentino?

Della mia famiglia dalla parte di mia mamma sono la prima che è riuscita a venire a Trento: i trisavoli non sono mai tornati, e neppure i nonni e i miei genitori sono riusciti a venire. E’ molto emozionante essere qui. Sto vivendo un'esperienza unica, che al rientro condividerò: non tutti hanno questa possibilità di vivere e condividere la cultura qui. Questo viaggio non è una passeggiata o una vacanza, in un certo modo è un po’ come “riscattare” la famiglia, scoprire di più della nostra identità, da dove veniamo.

Come ti trovi con gli altri ragazzi del gruppo?

Le culture sono tutte diverse, così come le persone. Ma si sente che abbiamo qualcosa in comune, anche se mi dispiace non saper parlare la lingua inglese per poter comunicare anche con i partecipanti dagli Stati Uniti e dall'Australia.

Come vedi il Brasile oggi?

Il Brasile è un Paese con una grande diversità, molto ricco, ma anche molto complesso. Ne parlano come il Paese del futuro, ma il governo non sa approfittare della nostra ricchezza per pianificare l'utilizzo delle risorse senza esaurirle. Con le politiche attuali si sta smantellando lo stato sociale – la salute, l'istruzione-, per non parlare della sicurezza, che ormai è un lusso per ricchi.

Tra poche settimane ospiterete le Olimpiadi.

Non è che le Olimpiadi non ci piacciano, ma nel Paese c'è ancora molta povertà e ritengo che quelle risorse economiche potrebbero essere usate per migliorare la vita delle persone.

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