Il coraggio del seminatore

A 25 anni dalla sua morte, un ricordo di Joseph Gargitter, vescovo coraggioso che non ebbe paura di farsi testimone dei cambiamenti del Concilio

Bolzano – Venticinque anni fa (il 17 luglio 1991) moriva Joseph Gargitter, un vescovo che ebbe coraggio. Ebbe il coraggio di cambiare, di farsi cambiare dal Concilio, di dare al Concilio il suo contributo scomodo, ricordando che la Chiesa è il “popolo di Dio” e che la gerarchia è al servizio della comunità, il coraggio di esprimersi contro l’uso della violenza in politica, di passare per traditore, di battersi per la creazione di una diocesi plurilingue (da considerarsi una ricchezza, una vocazione e non un peso), di garantire ad ognuno – minoranze e maggioranze – gli strumenti culturali per esprimersi e partecipare alla vita della comunità, di vedere la persona prima dell’etnia, di fare scelte impopolari perché giuste. Ebbe il coraggio di chi semina sapendo che non sarà lui a raccogliere.

All’indomani della scomparsa del vescovo Gargitter, l’indimenticato Piero Agostini (già redattore dell’Alto Adige, caporedattore Rai e direttore dell’Adige) scrisse parole che vale la pena rileggere integralmente alla luce dell’oggi.

“Tanti anni fa, all’epoca delle prime bombe, un settimanale italiano scrisse che l’Alto Adige aveva un vescovo tedesco che viveva come un principe solitario in una dimora isolata da un ponte levatoio. Voleva essere una cattiveria. Anzi, lo era. Ma raramente una cattiveria ha assunto un così preciso valore di metafora. Vero o falso che fosse, quel ponte levatoio l’ho visto e rivisto alzarsi e abbassarsi non so quante volte davanti a Joseph Gargitter, lungo tutto il suo grande percorso esistenziale, pastorale, umano. Tante, infinite volte, mi sono chiesto in che misura e con quanta adesione quest’uomo straordinario sia stato capito e da chi; quanto rapida potesse essere la proiezione dei suoi atti e della loro dimensione; da quante incomprensioni sia stato circondato e in che misura ne fosse consapevole fino a soffrirne”.

Continua Agostini: “Se l’ho capito abbastanza, quest’uomo, pur tanto amato, ha vissuto con molta intensità, la più grande, forse, delle terrene contraddizioni: quella di conoscere appieno il valore anticipatore dei suoi atti, l’ampio tracciato della loro proiezione temporale, il senso quasi eversivo della loro ispirazione morale avendo, contemporaneamente, la certezza che niente è più misconosciuto, frainteso, qualche volta irriso, dell’atto lungimirante, ancor più se profetico. C’è modo e modo, naturalmente, di vivere questa contraddizione. Il non credente attende giustizia dalla storia. Il credente, forse, prescinde da ogni attesa che non sia quella della grande pacificazione finale”.

“La morte di Joseph Gargitter – scriveva ancora Piero Agostini – è un fatto che non può solo addolorare. Deve, a mio avviso, anche turbare. Se n’è andato un uomo, un vescovo, che della remissione dei debiti d’incomprensione ha fatto una professione pastorale assolutamente priva di calcolo. Ha lasciato debitori fra i politici. Probabilmente ne ha lasciati anche fra i preti. Forse anche fra la gente.

Gargitter è l’uomo che ha alzato la sua voce quando, nelle carceri italiane, gente del popolo sudtirolese ha subito trattamenti non degni di uno stato civile.

L’ha rialzata quando, di revanscismo in revanscismo, l’intolleranza ha cambiato versante diventando, in certe versioni sudtirolesi, intolleranza etnica, giuridica, istituzionale.

Ha parlato di convivenza quando tutto, in Alto Adige, sembrava minarla, ogni giorno, dal suo interno. Ha ispirato una riforma dei confini spirituali della diocesi quando i confini dell’autonomia – quelli istituzionali, avvelenati da anni di pessima gestione politica – sembravano intoccabili”.

“C’è – concludeva Agostini – una grandezza severa, rigorosa, inflessibile, dentro personaggi come Joseph Gargitter. Una grandezza, un rigore, che in Gargitter si riflettevano appieno sulla sua figura, sul suo bellissimo volto di pastore; quel volto che nei rapporti umani poteva tuttavia illuminarsi nel più aperto e tenero dei sorrisi”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina