Stava: una strage che andava evitata

19 luglio 1985. In Val di Stava ci fu il più grave disastro mai verificatosi nel mondo a causa del crollo di discariche a servizio di miniere. Foto © Gianni Zotta
“Se a suo tempo fosse stata spesa una somma di denaro e una fatica pari anche soltanto ad un decimo di quanto si è profuso negli accertamenti peritali successivi al fatto, probabilmente … il crollo di quasi 170 mila metri cubi di fanghi semifluidi non si sarebbe mai avverato”. Così la sentenza-ordinanza del Giudice istruttore del Tribunale di Trento.

Accadde alle 12.22’ e 55” del 19 luglio 1985. Improvvisamente, 170 mila metri cubi di acqua e di fango fuoriusciti dalle discariche di Prestavèl, in Val di Stava, sopra Tesero, precipitarono verso il fondovalle a una velocità attorno ai 90 chilometri orari. I morti furono 268 dei quali: 28 bambini con meno di 10 anni, 31 ragazzi con meno di 18 anni, 89 uomini e 120 donne. Furono spazzati via: 3 alberghi, 53 case di abitazione, 6 capannoni industriali, 8 ponti. Furono sradicati centinaia di alberi lungo un’area di 435mila metri quadrati per una lunghezza di 4,2 chilometri.

Il 19 luglio 1985 in Val di Stava ci fu il più grave disastro mai verificatosi nel mondo a causa del crollo di discariche a servizio di miniere e rimane a tutt’oggi, con 268 morti e quasi 300 miliardi di danni alle cose, una delle più gravi catastrofi industriali mai verificatesi al mondo, seconda in Italia solo al disastro del Vajont (1.917 morti il 9 ottobre 1963).

Il procedimento penale si concluse nel giugno 1992 con la condanna di 10 imputati dei reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Nell’ultimo secolo l’Italia ha subito 5.358 alluvioni e 11.455 frane. Negli ultimi cinquant’anni i morti causati da frane sono stati 2.447; per alluvione 1.041.

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