“Cambiate il volto della nostra Chiesa”

Alcuni stralci dell'appassionata omelia dell'Arcivescovo Lauro nell'Eucaristia di saluto in Duomo domenica sera in cui ha commentato a braccio il Padre Nostro.

– Partite con una bellissima notizia: Dio è padre di ognuno, un padre incredibilmente amante di ogni uomo.

– “Venga il tuo Regno”. Ecco, io vorrei in questo momento chiedere al Padre che ci faccia sentire l'ebbrezza del suo Regno.

– Vuol dire innanzitutto: venga la vita! Venga una vita semplice, dove togli tutti quei filtri che condizionano le relazioni e le rendono difficili. Vi auguro che in questi giorni a Cracovia incontrando tanti altri giovani, voi sentiate che esiste una vita bella quando si tolgono i filtri, ci si fida, ci si butta, si ama.

– Venga una parola: una parola franca, sicura, bella. Una parola che tiene, piena di serenità, una parola che tu sei disposto a tenere in piedi, a non cambiarla opportunisticamente ogni due secondi. Una parola che sia sempre penultima, perché in grado di ospitarne altre.

– E ancora, venga la voglia di farsi domande, venga una vita piena di domande, una vita abitata giorno e notte dalla ricerca, dall'inquietudine. Che siano giorni pieni di domande, da scambiarvi tra di voi, da porre alla parola di Dio.

– Venga una vita dove si scopre che sporcarsi le mani per i fratelli, paradossalmente, è l'unico modo per averle pulite. Quando non ci sporchiamo le mani per gli altri, quelle mani sono sozze, anche se brillano di tutta la lucentezza di questo mondo.

– E ancora: venga il perdono, la misericordia. Venga la capacità di perdonarsi gli uni gli altri, di avere il perdono su una porta girevole, dove lo ricevi e lo dai, lo ricevi e lo dai, e ne hai bisogno tu, come hai bisogno di darlo agli altri.

– Non è bella una vita così? Ebbene, questa vita bella l'ha incontrata Giovanni Paolo II, che ha inventato le GMG; questa vita bella l'ha incontrata Madre Teresa di Calcutta, chiamata 'la matita di Dio'; questa vita bella l'ha incontrata Massimiliano Kolbe, che ad Auschwitz ha scritto una pagina di tenerezza in mezzo alla barbarie più indicibile. Questa vita l'hanno incontrata questi grandi testimoni, ma la frequentate anche voi!

– E questa vita ha i lineamenti, ha i connotati di Gesù di Nazareth. Quando vi chiedono: ma chi è Gesù di Nazareth? Ditegli quello che abbiamo detto prima, ditegli che Dio è così! Uno di parola, uno che perdona, e avanti.

– C'è un'ultima parolina ed è questa: chiedete. Chiedete. Il Vangelo di oggi ci invita a domandare. Nella mia infanzia c'era una pubblicità, che per voi sarà Aantico Testamento, che diceva così: “per l'uomo che non deve chiedere mai”. L'idea era che chiedere è debolezza: chiede chi non è capace, chi non ce la fa. No! Chiedere è bellezza, chi chiede è grande, chi non chiede è un nano, un debolone.

– Chiedetela per voi, questa vita bella, chiedetela per me, chiedetela per la nostra Chiesa, le nostre Chiese, chiedetela per la Chiesa in generale, perché a volte la Chiesa si addormenta e si dimentica della vita che ha tra le mani! Qualche volta si ha la sensazione che certi adulti siano degli “atei praticanti”, che non credono che c'è lo Spirito Santo, che c'è la vita. Si lamentano e basta, dicono “non ce la facciamo”. Andate in un consiglio pastorale, è tutto così! È tutto un lamento, come faremo…, come faremo…. Per l'amor di Dio, fermate questi adulti malvagi! Sono atei! Anche se dicono la corona, sono atei.

– Vi chiedo, a voi giovani, di fermare tutti gli adulti, tutti i preti nostalgici che vendono pessimismo, che vi dicono che non ce la facciamo, che siamo all'ultimo stadio. Siamo solo all'ultimo stadio di un sistema di Chiesa, che deve cambiare!, ma quello è un sistema di Chiesa, non è il Regno di Dio. Lui c'è e basta quello.

– In questi mesi ho imparato un canone di Taizè che amo cantare nella Messa del mattino con gli universitari. Dice così: “Dio è Amore, osa amare senza timore. Dio è Amore: non temere mai!”. Io spero che in questi giorni questo canone lo viviate. Avanti, lo Spirito Santo c'è, chiedete e vi sarà data la vita. E aiutateci a cambiare il volto della nostra Chiesa, da triste in allegra. E coraggio, cambiano le forme ma la Chiesa resta, basta che non siamo come quei folli che hanno lì l'acqua viva, ma non la bevono.

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