Il primato della coscienza

Non esiste nessuna norma o dottrina che non sia soggetta alla legge dell’interpretazione e del tempo

Un poliedro, «costituito da molte legittime preoccupazioni e da domande oneste e sincere» (n.4): questa l’immagine geometrica scelta da Papa Francesco per sintetizzare l’insieme degli interventi sinodali sulla famiglia da cui ha tratto origine e spunto la redazione della Esortazione apostolica Amoris laetitia.

Fin dall’inizio del percorso sinodale Francesco ha voluto porre al centro le domande, le inquietudini, le istanze che provengono dalla base e non le risposte calate dal vertice. Una vera e propria rivoluzione copernicana. Al metodo tradizionalmente deduttivo della dottrina ecclesiale europea, Papa Bergoglio sostituisce qui quello, più tipicamente latino-americano, induttivo. Il dato reale, la realtà esistente è parte essenziale del processo di costruzione della norma: alla prassi tradizionale del magistero ecclesiale che ha sempre prediletto il principio della normativizzazione della cultura si sostituisce ora il principio dell’inculturazione della norma.

Così, al n. 37, si afferma che il compito evangelizzatore della Chiesa consiste nel formare le coscienze, non nel pretendere di sostituirle. Nella Chiesa», si legge al n. 3, «è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano. Questo succederà fino a quando lo Spirito ci farà giungere alla verità completa (cfr. Gv 16,13), cioè quando ci introdurrà perfettamente nel mistero di Cristo e potremo vedere tutto con il suo sguardo. Inoltre, in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali».

Non esiste dunque nessuna norma o dottrina che non sia soggetta alla legge dell’interpretazione e del tempo; nessuna norma o dottrina è scritta immutabilmente sulla pietra, ma è consegnata nelle mani umane perché la coscienza possa comprenderla sempre meglio e, con ciò, perfezionarla. Una grande fiducia nell’uomo, trattato da cristiano adulto, e allo stesso tempo una grande fiducia nell’azione rinnovante dello Spirito: non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere dunque risolte con interventi del magistero.

Ecco perché, all’inizio del numero 3 dell’Esortazione, viene posta un’affermazione che, a una prima frettolosa lettura potrebbe apparire trascurabile, quasi fosse una curiosità un poco bizzarra, e che è invece, a ben guardare, un vero e proprio luogo teologico dell’insegnamento bergogliano: «il tempo è superiore allo spazio».

Bergoglio reca tracce, nella sua formazione, della saggezza contadina. Ora, il contadino sa che il lasso temporale è più ampio della immutata definizione dello spazio. Ci sono alberi che, piantati oggi, cominceranno a dare frutti solo tra una generazione. Nondimeno, egli li coltiva con la medesima cura e il medesimo amore che riserva alla pianta i cui frutti porterà questa sera stessa in tavola.

Certo, anche Papa Francesco sa che nella Chiesa la pazienza dell’attesa è una virtù difficile da praticare. Nondimeno, l’invito finale della Amoris laetitia è di continuare a camminare, non perdendo mai la speranza a causa dei nostri limiti e non rinunciando a cercare quella «pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa» (n. 325).

Francesco Ghia

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