Con “Deina” nella storia che vive

Francesco Filippi illustra gli obiettivi e alcuni progetti dell'associazione che organizza viaggi della memoria

Sono tante le storie che ci circondano. A volte, però, è difficile riuscire a conoscerle. Servono quindi delle persone che, con passione e dedizione, ci avvicinino al passato, raccontandocelo e ricordandocelo.

Una di queste è Francesco Filippi, 35 anni, originario di Levico, storico dell’associazione “Deina” che, attraverso viaggi di memoria, si propone di costruire una cittadinanza attiva.

Da studioso della materia, ci tiene a sottolineare che la storia fine a se stessa non gli interessa. “Questa passione è diventata un modo tutto mio per capire e interpretare il presente. Penso che la storia sia un binocolo per comprendere l’oggi”, racconta Francesco. Per questo ha conseguito la sua laurea magistrale in filosofia della storia, che studia come ogni singolo uomo si muove nel tempo con un suo proprio modo di agire, pensando alle conseguenze delle sue azioni. “Più che uno storico o un filosofo, mi definisco uno studioso dell’uomo nel tempo, per citare Marc Bloch”, precisa.

La semplice passione per la storia sta diventando per Francesco un vero e proprio lavoro. Nell’estate di tre anni fa, assieme ad un gruppo di tredici ragazzi provenienti da altre esperienze di carattere collaborativo, ha fondato l’associazione “Deina”. Si tratta di un nome che deriva dal greco e che compare per la prima volta nell’”Antigone” di Sofocle. “Sta ad indicare la doppia natura delle azioni dell’essere umano. Deriva da dèinos e vuol dire al contempo terribile e meraviglioso, cioè qualcosa che crea stupore. La differenza tra queste due cose sta in una parola molto semplice, la scelta”, spiega Francesco. Il protagonista della storia e dell’attualità infatti, nel male ma anche nel bene, in maniera terribile ma anche meravigliosa, è l’uomo.

Per questo, durante i viaggi ad Auschwitz, realizzati in varie regioni nell’ambito del progetto “Promemoria Auschwitz”, che coinvolge ragazzi dai 17 ai 25 anni, s’insiste tanto sul superamento della “zona grigia”. Secondo una definizione coniata da Primo Levi, questa “fascia” è costituita dalle persone che stanno “nel mezzo”, incapaci di scegliere. “La zona grigia è un pericolo, ma è anche connaturata in noi”, ricorda Francesco.

In Trentino, “Promemoria Auschwitz” è caratterizzato da un percorso che inizia in novembre e si conclude il 25 aprile, per la festa della Resistenza. “Il viaggio ad Auschwitz non è l’unico elemento del progetto. Anzi, oserei dire che non ne costituisce l’elemento centrale”, spiega Francesco. Prima e dopo il viaggio ci sono infatti un percorso di formazione che vuole dare degli strumenti per comprendere quello che si andrà poi a “toccare con mano”, accompagnati da un gruppo di tutor poco più grandi dei ragazzi, e un momento di restituzione. Al ritorno, infatti, sei travolto dall’incapacità di comunicare quello che hai vissuto, e rischi di dare risposte “povere” a chi, restato a casa, ti chiede cos’hai vissuto, cos’hai visto, cos’hai provato. Il momento della restituzione, molte volte, è anche un’occasione per individuare i paralleli della storia con l’attualità, due tempi che non riescono a stare lontani. “E’ spaventosa la massa di rime, come direbbe Mark Twain, che fa la storia con l’attualità”, riflette Francesco. E, per comprendere meglio, per avere una visione della storia più ampia, consiglia di leggere tutto. “Oggi, invece, in maniera provocatoria, per farsi un’idea di quello che è accaduto allora, leggerei i giornali. Tutti i giorni”, aggiunge.

I progetti di “Deina” non riguardano semplicemente la memoria dello sterminio nazista, ma ci parlano anche di tutto il Novecento. “Se mi chiedessi cosa facciamo, ti risponderei che cerchiamo di comprendere la volontà di sopraffazione e di distruzione dell’uomo sull’uomo. Questo, purtroppo, non ha una singola definizione”, conclude Francesco.

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