Arabia senza veli

Il volume si inserisce a pieno titolo nella narrativa di viaggio unendo il diario di bordo alle emozioni vissute

Arabia svelata. O per meglio dire, inaspettata e ricca di contraddizioni ma per chi ha avuto l'occasione, colta al volo, di entrare in un campus universitario dove vigono precise regole di separazione tra studenti e studentesse per insegnare a donne in un Paese dove, pur non generalizzando, la condizione femminile è ben lontana dall'emancipazione occidentale, e poi ha macinato chilometri con la sua Toyota attraversando Giordania e Israele fino al porto di Ashdod, sulla strada che lo riportava in Italia, quella narrata in "Arabia Svelata… e ritorno a casa" è una storia dai molteplici sapori. E più ci si immerge nella lettura, più si avverte il gusto dell'intreccio profondo e armonico di vari piani che si intersecano tra loro – storico, geografico, culturale, educativo, avventuroso – in un dinamismo che porta alla scoperta di un'affascinante realtà. Quella dell'Arabia Saudita che Alessandro Agostini, dottore di ricerca in Logica matematica e Informatica teorica all'Università di Trento, ha esplorato, traducendo poi l'esperienza umana e professionale vissuta dal 2009 al 2012 in qualità di docente alla Prince Mohammad Bin Fahd University di Kobhar, nella Provincia orientale dell'Arabia Saudita, in un libro appena pubblicato su Amazon.

Il volume si inserisce a pieno titolo nella narrativa di viaggio unendo il diario di bordo e la descrizione di luoghi alle emozioni che il titolo, quanto mai evocativo, già suggeriscono. Con una scrittura fluida e coinvolgente, ricca di descrizioni particolareggiate e venature poetiche, l'autore dipinge con sapienti pennellate l'atmosfera di un luogo o di un dialogo costruendo scene da set cinematografico – la passione per il grande schermo emerge dalle citazioni seminate tra le pagine -, immagini che si susseguono simili a scatti fotografici che creano una cornice suggestiva nella quale il lettore non fatica a calarsi.

Il libro – romanzo d'avventura, autobiografia, narrazione di viaggio e reportage – è caratterizzato da prologo ed epilogo strutturati in forma diaristica, al presente, mentre le due parti in cui è suddiviso – Vita e lavoro a Khobar e Ritorno a casa – è raccontato al passato. Scelte stilistiche ed efficaci strategie narrative che hanno l'effetto di portare immediatamente il lettore nel racconto, immergendolo nell'interiorità dell'autore e in un Paese da scoprire andando oltre il velo delle apparenze.

"L'esperienza dell'insegnamento – racconta il docente trentino, in partenza per un altro viaggio che lo porterà a insegnare in Uzbekistan – mi ha permesso di scoprire la condizione femminile, una realtà dalle molteplici sfaccettature visto che ci sono famiglie istruite più aperte e altre più tradizionali. Per loro l'ospitalità è molto importante, il mio primo sforzo è stato quello di avvicinarmi alla cultura saudita, fissando poi alcune regole di convivenza in classe".

A proposito della religione, in Arabia Saudita è l'Islam e la monarchia non ammette libertà di culto: "A Kohbar la messa era celebrata una volta in settimana da un frate francescano americano in una palestra all'interno del Dhahran Camp, il più grande compound (area residenziale destinata agli stranieri, ndr) del regno saudita. Le autorità sapevano di questi assembramenti, ma chiudevano un occhio, tuttavia per poter accedere vi erano controlli rigorosi e un residente doveva fare da garante per il visitatore".

Viaggiare non è solo partire e stare, comprende anche il ritorno alla propria Itaca: "Avevo già in mente di tornare in macchina, via terra, passando il confine fisicamente, non semplicemente su una cartina geografica". L'esperienza del viaggiatore solitario insegna molto in questo senso: il paesaggio è tempo, non solo spazio, ed è legato ad una dimensione di silenzio e solitudine. "Il contatto con grandi spazi, in cui sperimentare il tempo interiore, fa sì che il confine cessi di essere una barriera, la parola stessa si sgretola e diventa possibile imparare qualcosa di nuovo".

Agostini regala aneddoti divertenti, curiosità, riflessioni e "Arabia Svelata" è anche un'immersione nei rapporti umani, nei paesaggi e nelle emozioni dell'autore: uno spicchio di mondo visto attraverso lo sguardo di un docente animato dal desiderio di conoscere altro e l'altro e dalla passione per il viaggio lento. Ne escono fuori 265 pagine arricchite da un glossario dei termini arabi e bibliografia finale, in cui si respira l'aria di un Paese ai più sconosciuto, un libro "fotografico", con primi piani e occhio lungo su immensi spazi dedicato "a chi ha perso la possibilità di viaggiare".

Racchiuso nelle pagine vi è non solo l'invito a scoprire l'inesplorato e ciò che sta oltre il visibile – gli occhi delle studentesse che emergono dalla fessura del niqab (rettangolo di stoffa leggero nero con stretta fessura per gli occhi usato da una parte delle donne saudite per coprire il viso dalla fronte allo sterno, ndr), i corpi delle donne nascosti dall'abaya (tunica nera lunga fin ai piedi, ndr) -, ma anche la profonda sensibilità e l'entusiasmo palpabile e contagioso di chi coglie l'opportunità di togliere il velo prima di tutto a se stesso per andare incontro all'altro.

A breve uscirà "Montagne di sabbia: 19 km tra deserto e lavoro", ideale seguito in cui Agostini narra i viaggi nelle zone interne fatti nel corso degli anni sauditi.

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