Il grido della terra

Richiami severi ad un nuovo stile di vita dalla Giornata per il Creato celebrata insieme ad altre tre diocesi nella bellunese val Visdende

Val Visdende, 1 settembre 2016 – Par di vederlo ancora camminare col bastone sui prati smeraldo del Comelico, Giovanni Paolo II, quando nelle sue vacanze bellunesi raggiunse nel 1988 anche la cima del Peralba, a quota 2694. O s'inoltrava nel silenzio ovattato dei boschi pregiati che per secoli hanno fornito di legname le barche della Serenissima. Questa lussureggiante val Visdende (in ladino il nome significa appunto “da vedere”) ha offerto lo scenario propizio per l'inno al Creato che la quattro diocesi “sorelle” di Belluno-Feltre, Trento, Bolzano-Bressanone e e Como hanno lanciato nella Giornata mondiale in contemporanea col monito di Papa Francesco (vedi riquadro). Un testo proclamato e sottofirmato nella chiesetta della Madonna delle Nevi costruita in legno sorta nella spianata di Pra Marino, “salvata” dallo sfruttamento idrico: “Pensate che qui negli anni Sessanta doveva sorgere una diga per un bacino idroelettrico che avrebbe stravolto questo angolo di paradiso – ha testimonianato l'allora parroco don Diego Soravia, ora in Cadore – ma dopo la tragedia del Vajont si riuscì a bloccare i lavori”. E il presidente emerito del CAI, Roberto De Martin, ha aggiunto che poi fu impedito anche un progetto autostradale, osservando che in questa splendida zona s'incrociano il Cammino delle Dolomiti, voluto dal Sinodo di Belluno ed il Sentiero Frassati del Veneto.

Saper riconoscere gli errori del passato e ascoltare “il grido della terra” ferita è il primo richiamo dell'appello ispirato dalla Laudato Sì' ma anche dal messaggio scritto quest'anno dal Patriarca Bartolomeo I: “Dobbiamo considerare seriamente, prima di ciascuna impresa tecnologica, gli aggravi che essa provoca nell'ambiente naturale e nella società”, vi si legge con un richiamo anche alle generazioni future ribadito dai due rappresentanti dell'arcidiocesi ortodossa d'Italia, padre Evangelios e padre Ilie. Accanto a loro il nuovo vescovo di Belluno-Feltre, Renato Marangoni, i rappresentanti di Como e di Bolzano Bressano e l'arcivescovo Lauro Tisi assieme ad una delegazione trentina formata anche dal delegato per l'ecumenismo don Andrea Decarli e dal responsabile della Pastorale Ambiente e Turismo, don Rodolfo Pizzolli. In una delle sette tappe del percorso snodatosi fra le baite della valle, Tisi ha sottolineato come la conversione ecologica si realizza anche anche “nel riconoscere l’altro non come una minaccia ma come una risorsa e un’opportunità”.

Dalla vicina diocesi di Bolzano-Bressanone, per voce del delegato vescovile don Mario Grettere è venuto un richiamo al milione di veicoli che in un anno transitano sui passi dolomiti e anche al milione di litri d'acqua necessari per l'innevamento artificiale, ormai diffuo sul 90 per cento delle piste altoatesine : “Cifre che c'impongono una riflessione perchè custodire il creato significa anche preservare e saper gestire al meglio.

Nell'appello elaborato insieme dalle quattro diocesi alpine si afferma che "ciascuno di noi non può pensare che i cambiamenti climatici siano ineluttabili, ma si deve impegnare con un personale stile di vita a ridurre gli sprechi, ad assumere comportamenti consoni e rispettosi, anche a evitare nuove infrastrutturazioni ove non necessarie al bene comune”. Come "vera emergenza e priorità" anche "la cura di prati e pascoli, da affrontare cercando di conciliare, senza compromessi al ribasso, i valori naturalistici con le comprensibili esigenze di garantire a chi lavora in montagna un dignitoso livello di vita, senza lasciarsi peraltro travolgere da iniziative di carattere speculativo e consumistico”.

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