Maestri di vita

Sono un’insegnante e spesso mi interrogo sul significato del mio lavoro. Da una parte mi trovo a confrontarmi con le difficoltà della scuola pubblica italiana che, tra crisi economica, discredito della cultura e del sapere, riforme fatte di slogan e brillanti trovate di facciata, si barcamena come può in una realtà sempre più complessa. D’altra parte resto convinta che il senso delle professioni educative sia ancora quello di contribuire a formare donne e uomini responsabili, capaci di praticare e costruire le vie difficili della democrazia. Venendo a un piano ulteriore, forse a causa della mia professione, mi colpisce sempre quando, nel Vangelo, qualcuno si rivolge a Gesù chiamandolo “Maestro”. Cosa significa precisamente questa espressione? E nella vita di oggi ci sono, secondo te, dei maestri di vita? Ha ancora senso avere dei maestri?

Stefania

Siamo giunti proprio all’inizio di un nuovo anno scolastico: insegnanti, studenti e famiglie sono coinvolti in quella realtà così significativa che si chiama scuola. Al di là di tutto, degli aspetti problematici che tu evidenziavi (crisi, discredito, inutili riforme, aggravi burocratici, perdita di autorevolezza…), gli anni della scuola sono un periodo indimenticabile della vita: li ricordiamo con un sorriso di nostalgia, pensando ai vecchi compagni, a quelle situazioni che ci hanno fatto crescere, ai compiti che non volevamo fare, al batticuore in attesa della pagella. Sono stati anni fondamentali per la nostra formazione umana e culturale: sempre di più mi accorgo della loro incidenza nel prosieguo della vita, quando si frequenta l’università, al momento di cercare lavoro, ma anche quando instauriamo le relazioni più profonde della nostra esistenza.

La scuola insegna anche la democrazia. Non credo che servano lezioni specifiche in merito. Imparare a stare insieme tra diversi è già un passo fondamentale. Educare alla collaborazione. All’ascolto reciproco. Alla consapevolezza che anche le posizioni divergenti possono giungere a una sintesi migliore. Occorrerebbe fare capire agli studenti che il reciproco rispetto (dei compagni ma anche degli insegnanti, che dovrebbero veder riconosciuta maggiormente la propria autorità) nasce dalla chiarezza dei ruoli, dalla professionalità dei docenti ma pure dalla comprensione dei genitori verso il corpo docente, su cui a volte vengono riversate troppe responsabilità. Quindi è fondamentale il clima che si instaura dentro gli istituti.

Quella dell’insegnante è una vera e propria missione. Spero che anche tu possa avere grandi soddisfazioni dal tuo lavoro e sono sicuro che, dimenticando le fatiche e le frustrazioni quotidiane, questo impegno ti possa riempire di stimoli e di opportunità. Ovviamente non si può insegnare la democrazia con le parole, ma solo con la testimonianza personale. Prepararsi bene alle lezioni, essere puntuali, padroneggiare con intelligenza la propria materia, aggiornarsi continuamente e avere sempre un atteggiamento costruttivo, sono gli elementi necessari per un compito così delicato. Non serve fare troppa sociologia, prima di tutto dell’insegnante deve essere preparato: se non lo è, non potrà essere un bravo educatore. Tanto meno un maestro.

Veniamo così alla seconda parte della domanda. Nel Vangelo il termine “maestro” applicato a Gesù rimanda alla parola ebraica “rabbi” con cui si designavano non solo quanti conoscevano la legge di Mosé ma soprattutto quei predicatori itineranti (accompagnati da discepoli) che a quel tempo erano molto numerosi. Il discorso sarebbe lunghissimo ma qui vorrei accennare soltanto a un punto, cioè al fatto che Gesù sia per i discepoli più maestro di vita che di dottrina. Questo può valere, con tutte le dovute differenze, anche per gli insegnanti di oggi. Prima devono essere testimoni di uno stile, personale e professionale; adulti capaci di trasmettere valori, competenze, conoscenze.

Personalmente credo che ci siano ancora maestri. Nella mia vita ne ho incontrati. Pochi, ma imprescindibili per la mia formazione: mi sento fortunato per questo. Tuttavia la scuola non può essere un ambiente isolato, come l’apprendimento non può avvenire in solitaria. A questo proposito vorrei citare qui un bellissimo detto ebraico che vale per ogni età e per ogni circostanza. “scegliti un maestro e acquistati un compagno”. Che sia anche un augurio.

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