Il traghettatore

Mauro Fezzi, candidato presidente della Federazione della Cooperazione: “Non una persona sola al comando, ma una squadra che unisca le singole esperienze nei vari campi, coordinandole in una voce unitaria collettiva”

“La riforma del credito cooperativo rappresenta una svolta epocale per la Federazione, che rischia di perdere una componente centrale sotto il profilo economico. Il mio compito – se sarò eletto presidente – sarà quello di traghettare la Federazione trentina verso una nuova fase”. Mauro Fezzi, classe 1953, laurea in scienze agrarie, da un anno alla guida degli allevatori trentini, ex direttore della Fondazione Edmund Mach e prima dirigente della Provincia di Trento, è il candidato unico alla presidenza della Federazione Trentina della Cooperazione, chiamato a sostituire Giorgio Fracalossi. La parola spetta all’assemblea dei soci, che si riunirà il prossimo 14 ottobre. Il suo nome è frutto di un accordo tra il consiglio di amministrazione di via Segantini e la componente che aveva sostenuto Geremia Gios alle precedenti elezioni.

“La sua candidatura – ha affermato la vicepresidente vicaria, Marina Castaldo – è un contributo da offrire al movimento per rilanciare la cooperazione. Saprà rappresentare tutti in modo autorevole”. L’intesa è stata trovata anche sul documento programmatico, che contiene le linee guida per il rinnovamento della Cooperazione trentina.

“La mia carriera lavorativa, che si è sviluppata in gran parte in attività non legate alla Cooperazione (a parte l’ultimo anno alla guida degli allevatori), e la mia terzietà rispetto alle diverse anime che si sono contrapposte nell’ultimo periodo all’interno del movimento forse sono stati elementi che hanno influito nella scelta del mio nome come candidato alla presidenza – spiega Fezzi ai microfoni di Radio Trentino inBlu –. Ho dato la mia disponibilità a ricoprire questo ruolo, consapevole del momento delicato che sta attraversando questo organo. Ritengo, tuttavia, che la Federazione abbia bisogno non di una persona sola al comando, ma di una squadra che unisca le singole esperienze nei vari campi, coordinandole in una voce unitaria collettiva. Credo che il mio sarà un compito di traghettatore della Federazione verso una nuova fase piuttosto che di leader del movimento”.

In ballo c’è la riforma del credito cooperativo, diventata legge in aprile: prevede che le singole casse rurali facciano parte di un gruppo bancario con un patrimonio di almeno un miliardo di euro. In una settimana che forse sarà decisiva, sul tavolo ad oggi restano due ipotesi: un gruppo unico per tutte le Banche di credito cooperativo a livello nazionale oppure due gruppi, di cui uno con Cassa Centrale Banca in qualità di capogruppo. Per le singole casse rurali si profila una parziale perdita di autonomia gestionale, in particolare per quanto riguarda l’ambito dei crediti e l’elezione dei componenti del consiglio di amministrazione, e la messa in comune del patrimonio dei singoli istituti. In questo scenario anche il ruolo della Federazione trentina sarà depotenziato: alcune operazioni di controllo e di consulenze alle singole casse rurali, ora in capo all’ente cooperativo, con la riforma saranno eseguite dalla capogruppo. “Siamo in una fase storica abbastanza complicata – osserva Fezzi -. Una componente importante e originaria del movimento cooperativo a livello provinciale, come è quella del credito, esce dall’orbita della Federazione. Questo avrà delle conseguenze pesanti, quanto meno sotto il profilo economico-finanziario: una parte rilevante delle entrate della Federazione deriva, infatti, proprio dal credito”.

Resta, infine, il nodo delle cooperative sociali, che operano in particolare nell’ambito dei servizi alla persona: “Una sfida per la Cooperazione – conclude Fezzi -, soprattutto in un contesto in cui le risorse economiche sono in calo e l’intervento pubblico in materia di welfare si sta riducendo. L’attenzione verso le cooperative che si occupano del sociale va potenziata, ma in un’ottica di sostenibilità economica. La Federazione dovrà continuare ad avere un ruolo di controllo e vigilanza”.

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