In silenzio, ai piedi delle croci di oggi

Il vescovo Tisi: “Chiediamo che questi legni ci liberino dall'indifferenza perché dietro al migrante c'è un volto, un nome e cognome”

"Chiediamo al Signore che la Croce di Lampedusa muova i nostri cuori alla compassione e ci liberi dall'indifferenza rendendoci capaci di lacrime, accoglienza e solidarietà". Insieme al vescovo emerito Luigi Bressan e a don Piero Rattin, il vescovo Lauro Tisi si è rivolto con tono pacato, ma fermo all'assemblea riunita in Cattedrale venerdì 23 settembre per partecipare alla veglia di preghiera per le vittime dei "viaggi della speranza" e per i credenti che subiscono persecuzioni, a conclusione della giornata di digiuno a cui erano state invitate le parrocchie della città.

Al saluto iniziale di don Rodolfo Pizzolli, delegato vescovile per la Pastorale sociale e del lavoro – "ad Assisi Papa Francesco ha invitato a pregare per la pace e la libertà religiosa, elementi costitutivi dell'essere cristiani e siamo qui davanti alla croce chiedendo che illumini le coscienze" – e all'ascolto di alcune storie di profughi sopravvissuti e di perseguitati per la fede e la giustizia è seguita la riflessione di monsignor Tisi.

"Più che la riflessione, è opportuno il silenzio – ha detto l'arcivescovo -: queste testimonianze incarnano la forza della fede e l'amore per la parola di Dio, e ci dicono che vi sono uomini e donne che in nome della fede in Lui hanno versato e versano il loro sangue, martiri che sono testimoni viventi della presenza del suo regno in mezzo a noi".

Posta davanti all'altare, la Croce ha parlato con la sua silente presenza e i suoi colori, il rosso del sangue e l'azzurro del cielo, ricordando non solo che Gesù è stato vittima dell'intolleranza e della violenza degli uomini ma che il suo amore si è impresso per sempre su di essa, trasformandola in strumento di speranza e albero di vita.

“Guardando questi legni, riceviamo una provocazione forte – ha proseguito don Lauro richiamando l’attenzione sui significati racchiusi nella croce costruita da un falegname con le assi dei barconi semi-sfasciati giunti a Lampedusa, simbolo del dramma dei migranti -: hanno trasportato la vita, ossia uomini e donne pieni di speranza e sogni, una lezione per noi europei che non speriamo e non sogniamo più, chiusi su un presente fatto di consumazione di beni e nient’altro”.

Possiamo definirci uomini della speranza o siamo attraversati dal male di vivere e dalla tristezza? "Lasciamoci trafiggere il cuore da questa croce e chiediamo al Signore che ci ridia la voglia di vivere. Queste assi hanno trasportato 30 mila persone tra uomini, donne e bambini che poi sono morte in mare: chiediamo anche il dono delle lacrime e della compassione come lo ha invocato Papa Francesco affermando che la nostra società ha dimenticato l'esperienza del ‘patire con’ e del piangere e chiediamo che questi legni ci liberino dall'indifferenza perché dietro al migrante c'è un volto, un nome e cognome, una storia piena di dolore, paura, sofferenza".

Il mondo occidentale, così progredito e avanzato, è però abitato da popoli indifferenti e aridi che devono tornare a sentire la responsabilità di restituire ciò che hanno rubato ai Paesi impoveriti: "Non possiamo fingere di dimenticarlo e questo compito di restituzione è un dovere che spetta a ognuno di noi smettendo di formulare giudizi e sentenze, aprendo le mani e portando soccorso a chi ha doppio diritto a essere accolto perché privato di ciò che era suo e costretto ad abbandonare la propria casa e patria, rischiando la vita".

Questi legni a forma di croce ricordano infine dove dobbiamo riporre la nostra speranza: "Su di essa Gesù ci ha insegnato il modo per costruire il futuro scegliendo di non giudicare, perdonare, farsi prossimi ai fratelli, quindi guardiamo a colui che continua a morire nel volto di tanti fratelli migranti e chiediamo di diventare costruttori di futuro, donando perdono e misericordia".

Le offerte raccolte durante la celebrazione, corrispettivo del digiuno, sono state devolute alle popolazioni dei campi profughi di Siria e Iraq.

Durante la settimana, la Croce di Lampedusa è stata esposta in Cattedrale e negli ospedali S. Chiara e S. Camillo diventando occasione per intensi momenti di riflessione e preghiera. Sabato 24 è stata esposta all'Auditorium S. Chiara per l'Assemblea Diocesana che ha inaugurato il nuovo anno pastorale della Chiesa trentina, concludendo il suo cammino domenica 25 accompagnando il pellegrinaggio da S. Maria Maggiore al Duomo, in occasione del Giubileo dei Malati e dei volontari.

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