“Se ogni anziano si curasse di un altro anziano…”

La presenza di vari gruppi sul territorio per una formazione anche spirituale

“Mi colpisce il fatto che Papa Francesco preferisca dire nonni, esprimendo una particolare simpatia. Anche a me, che ho la gioia di essere quattro volte nonno, piace usare questa parola. Poi magari chiedo scusa agli amici anziani che non hanno la possibilità di essere nonni….”

Lino Prezzi, classe 1939, dedica parte del suo tempo dal 2009 a guidare la Pastorale Pensionati e Anziani della diocesi, salendo due volte in settimana da Lizzana all'Ufficio di via Barbacovi. Assieme alla segretaria Antonella Magnani e don Piero Rattin ha definito gli aspetti organizzativi del Giubileo in programma il 15 ottobre (vedi programma) in Cattedrale.

Cosa vi aspettate dal pomeriggio di sabato?

Non abbiamo certo organizzato il Giubileo per non sentirci inferiori ad altri ambiti pastorali, ma perchè convinti di poter offrire a tanti anziani un momento di spiritualità e di avvicinamento a Gesù Cristo in questo anno di grazia che non sta finendo ma deve continuare con buoni propositi.

Non avete quindi promosso l'evento in cerca di visibilità?

No, tutt'altro. L'abbiamo allargato ad altre realtà trovando l'adesione entusiasta della Federazione Anziani e Pensionati delle Acli e del Coordinamento dei Circoli Pensionati e Anziani che lo animeranno insieme a noi.

Lo specifico dei gruppi legati alla Pastorale?

Le attività sono molteplici: alcune di ricreazione, altre di solidarietà o di aggiornamento culturale ma vorremmo sottolineare sempre di più anche la formazione spirituale.

L'idea è quella che gli anziani – quelli ancora autosufficienti, in particolare – possono essere ancora importanti per il loro aiuto agli altri. “Non una Pastorale per gli anziani, ma degli anziani”, come ho trovato negli appunti di don Bonaventura Bassetti.

Quando si cominciò a parlare di pastorale dei pensionati in Trentino?

Dobbiamo risalire al 1974 per iniziativa dell'Arcivescovo Gottardi attraverso appunto l'indimenticabile don “Bona”. Era un'iniziativa d'avanguardia in Italia perchè fino ad allora si erano mosse solo le diocesi di Milano con il card. Colombo e di Torino con don Lino Baracco. Nel 1980 circa contavamo in Trentino un centinaio di circoli aderenti: fu la Pastorale a destare una nuova attenzione civile alle problematiche degli anziani e dalla stessa Pastorale partì anche l'idea dell'Università della Terza Età. Nel 1982 vi fu il riconoscimento giuridico e si elaborò il nostro statuto che fissò le finalità.

E oggi, dove siete più attivi?

Non vorrei citare tutti i gruppi, purtroppo meno numerosi che in passato, ma penso ad esempio alle vivaci realtà di Rovereto (Sacra Famiglia e San Giuseppe), poi ai gruppi di Cembra e Albiano, ma anche a Grumo – San Michele (vedi sotto, ndr), Pergine, Caldonazzo e vari altri… Spesso quando mi chiamano vedo non solo un'attività ludica ma anche un impegno nell'ambito della spiritualità e dell'attenzione agli altri anziani. Non si tratta di demonizzare il gioco o il ballo e tutti i momenti che creano relazioni e aiutano a guardare al volto dell'altro. Però ci viene chiesto di fare un passo oltre.

Verso dove?

Ricordo il primo incontro con il nostro assistente don Piero Rattin dopo la scomparsa del caro don Valeriano. Da buon biblista ci ci spiegò il brano evangelico del mandato ai 72 discepoli, ad annunciare il Vangelo ma anche a guarire. Don Piero osservava che noi non possiamo annunciare il Vangelo a parole ma con l'esempio. Ci ha suggerito quindi di prenderci ciascuno a cuore un anziano; “fate come se fosse vostro fratello”. E se ogni anziano si prendesse a cuore un altro anziano…”.

Chi deve sentirsi invitato al vostro Giubileo trentino?

Tutti gli anziani. Abbiamo inviato l'invito a tutti i Circoli. Un pellegrinaggio è già un cammino insieme, in silenzio. Sentire vicino qualcuno che condivide la tua stessa strada è anche motivo di consolazione e di incoraggiamneto. E' anche occasione per chiedere misericordia, visto che spesso ce ne dimentichiamo presi da troppi impegni. Nello stesso tempo anche di donare misericordia agli altri, senza far finta di passare in rassegna tutte le opere di misericordia per concludere che riguardino soltanto gli addetti ai lavori. E poi varcando la Porta Santa sentiremo che c'è sempre Qualcuno ad accoglierci.

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