“Anche Gesù amava le feste…”

Oltre 1400 giovani al PalaTrento per la festa diocesana. Tisi: “Servire non è una sofferenza ma è stare bene, realizza”

“La festa più bella è quella in cui vai e non pretendi di essere tu la festa”. Le parole del vescovo Lauro sembrano riassumere alla perfezione ciò che è stata la festa diocesana degli adolescenti che, giunta all'ottava edizione, ha coinvolto nel pomeriggio e nella serata di sabato 15 ottobre, più di 1400 giovani d tutto il Trentino che hanno saltato, ballato, ascoltato, riso e pianto insieme. Il titolo scelto dal team della Pastorale Giovanile è stato “Dove mi (im)porta”, intonato all'immagine di una barca che simboleggia la nostra vita portata a destreggiarsi nel mondo con la vela però gonfia del vento di ciò che ci importa, di ciò che veramente ci sta cuore.

L'evento, dopo qualche ballo di “riscaldamento”, è entrato subito nel vivo, lanciando il suo messaggio: al centro il vangelo in cui Marco, al capitolo 4, ci racconta l'episodio della tempesta domata da Gesù, esposto magistralmente dal testo rivisitato da don Daniel Romagnuolo e interpretato dai ragazzi dell'oratorio di Pergine: la tempesta naturale diventa l'agitazione dell'adolescenza, con le onde e il mare gonfio che stanno a rappresentare i problemi in famiglia, le ansie sul futuro, la responsabilità che cresce; tuttavia lo stesso grido che calmò la tempesta, rasserena anche il nostro cuore: “Io non sarò mai solo sulla mia barca! Dio mi accompagna poiché ciascuno è una perla agli occhi del Padre!”. All'interno dello spettacolo sono stati inseriti anche i saluti video girati per l'occasione da Jack Sintini, giocatore dell'Itas colpito da tumore qualche anno fa, da una ragazza di Parma colpita da anoressia e dai Simona Atzori, ballerina nata senza arti superiori.

Subito dopo questo forte momento si è celebrata la S. Messa presieduta dal vescovo Lauro, il quale non ha mancato, all'interno della sua omelia, di lanciare alcuni slogan che hanno marchiato il cuore dei giovani: ”Ho avuto come professore un sacerdote che teorizzava il fatto che Gesù non avesse mai riso. Io vi dico che non è così: Gesù era un festaiolo che usava le feste per incontrare la gente “border-line”, per lasciar essere gli altri e per servirli. Perché servire, cari ragazzi, non è una sofferenza, ma è stare bene, è adrenalinico, realizza”. E ancora: “ spete che ormai un affondo ai social network non me lo risparmio: per fare tutto ciò”, ha concluso, “ occorre uscire di casa, vedersi, o meglio, incontrarsi”.

Al termine dell'Eucarestia, conclusasi tra applausi entusiasti, i giovani hanno proceduto repentinamente ad addentare i loro panini, mentre il nostro Arcivescovo ci confidava la gioia provata durante la cerimonia appena conclusa: “Queste ragazze e ragazzi sono persone che mi colpiscono enormemente perché sanno ascoltare, sono attenti mentre parli. Oggi tra gli adolescenti sta decollando in maniera importante il servizio per l'altro, e la cosa mi rende fiero e indica soprattutto un desiderio di Dio che è presente e che mette in moto. Ora noi dobbiamo essere capaci di comunicare Gesù in modo esistenziale perché, se ci riusciamo, questi giovani ci stanno”.

Il messaggio che ha salutato i ragazzi prima del rientro nelle proprie parrocchie, ha il sapore di un antidoto dolcissimo alle ansie esposte precedentemente: “E' Dio che ti rende importante. La paura si vince perché Egli con il suo amore ti rende curioso, ti interroga con le domande della vita, e tramite queste ti fa vincere la paura” racconta sul palco don Rolando Covi, delegato per la pastorale giovanile, il quale chiude facendo notare che ”la parabola finisce proprio con una domanda: “Chi è costui?””.
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