Il magico destino di Fabro il maniscalco

Dopo "Sirio" e "Oceano", con "Fabro" l'autore conclude la trilogia narrando la durezza della vita in montagna unita alla dolcezza della melodia che la natura a volte decide di cantare

"Guardavo quelle cime che salivano su e solamente le copiavo con la musica. Suonavo il loro respiro". Bastano poche parole per catturare un'atmosfera, per far scattare la serratura della fantasia in chi le legge, per dire quello che dentro ognuno sente e vorrebbe esprimere senza trovare le parole adatte. Poi apri un libro e le trovi stampate. È la magia della scrittura contenuta in "Fabro. Melodia dei Monti Pallidi" (Mondadori, 2016), libro che Francesco Vidotto, autore originario di Tai del Cadore, ospite de La Viaggeria di Trento, ha presentato insieme a Gianpaolo Armani venerdì 14 ottobre.

Un libro che è opera letteraria, richiamando il lavoro dell'artigiano che lima parole e le toglie al testo in un esercizio, necessario, di potatura come ha raccontato Vidotto, che ha perso il manoscritto originale, riuscendo poi a scrivere di nuovo, grazie alla musica, "una storia che non ho voluto lasciar cadere nel buio", ma anche opera musicale, suggerita dall'immagine di copertina che ritrae il protagonista di spalle, seduto davanti ad un armonium. La musica, infatti, riecheggia dappertutto in questo romanzo che è "un libro con una colonna sonora": nei suoni prodotti nel laboratorio di un maniscalco di Cadore che ha talmente poca fantasia da chiamare il figlio Fabro, con una "b" sola, e già solo pronunciarlo significa ascoltare una nota particolare e, poiché alcuni nel nome hanno già scritto il loro destino, anche lui andrà a bottega, specializzandosi nella forgiatura di chiavi; nel vecchio armonium scoperto nella chiesa di Tai di Cadore dove Fabro inizia a suonare la melodia ispirata dalle sue montagne; nel suono di tre dita perse lavorando e in quello, inascoltato, della musica che rimane così intrappolata dentro di lui; nei tramonti delle Dolomiti che si sgretolano e sono fragili, ma regalano tramonti straordinari, a simboleggiare un riscatto e un dono che la natura continua a offrire.

E il suono della scrittura di Vidotto è quello di chi ama raccontare storie e perciò l'autore non ha in realtà presentato il suo libro e la storia di Fabro, "uomo semplice e forte, capace di rialzarsi e ricominciare nonostante i colpi che la vita non risparmia", ma, dialogando con il pubblico, ha parlato di libri, di funghi, di rughe, di tempo e di soffitte per spiegare cosa significa scrivere, raccontando alla platea che ha riempito la sala dell'oratorio del Duomo gustosi aneddoti della sua infanzia, quando scoprì di essere dislessico, e dell'adolescenza, caratterizzata dalla scoperta della passione per la lettura.

"Per me il libro è per metà di chi lo scrive e per metà di chi lo legge e lo riempie dei colori della propria vita; io vivo, poi sento la necessità di svuotarmi in un libro, come quando svuoti il cestino pieno di funghi raccolti nel baule della macchina, e poi torni nel bosco a cercare ed è una questione di tempo e di responsabilità nel senso che onoro il tempo che altri dedicano alla lettura dei miei libri raccontando la verità, la mia".

Dopo "Sirio" (Minerva 2011), dedicato al mondo della pastorizia e "Oceano" (Minerva, 2014) a quello del legno, con "Fabro", dedicato a quello del ferro, Vidotto conclude la trilogia narrando la durezza della vita in montagna unita alla dolcezza della melodia che la natura a volte decide di cantare, forse per alleggerire il destino di chi nasce in un ambiente in cui vivere è faticoso.

Una storia preziosa, come gli oggetti che da bambino l'autore scopriva andando con il nonno in soffitta, capendo che appartenevano al passato, ma non solo: "Un nonno è anche il futuro, è uno specchio dove ti guardi e vedi come sarai, così anche le soffitte: una volta era tutto materiale e tangibile e c'è bisogno di tornare alla materialità, non siamo digitali. Una soffitta di file non la so immaginare, so invece che i libri di carta non moriranno mai: sono ancore che ti sopravvivono e in essi puoi trovare una mano tesa come quella che cercavo quando, da adolescente, leggevo e mi sentivo meno solo".

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina