Pezzi di unità

Trecento persone fra cattolici e protestanti in Duomo per pregare insieme a 500 anni dalla Riforma. Un convegno che rilancia il dialogo ecumenico

A 500 anni dalla riforma, Trento è tornata capoluogo della ricerca dell'unità, secondo la vocazione attribuitagli a da Paolo VI nel 1964 e rilanciata da san Giovanni Paolo II nel 1995. Oltre 340 partecipanti al convegno “Cattolici e protestanti in dialogo” si sono confrontati per tre laboriose e serene giornata suggellando i propri propositi con alcuni gesti non rituali. Si sono riuniti giovedì 17 gennaio nella Cattedrale in cui furono promulgati i decreti del Concilio Tridentino e hanno pronunciato insieme una richiesta di perdono davanti allo storico crocifisso della Cappella Alberti. Hanno poi pregato e cantato insieme – guidati dal coro ecumenico “Ensemble Concilium” e dal coro “Amicizia” di Volano – per recitare infine il “Credo” nella versione nicenocostantinopolitana già utilizzata anche nel terzo incontro ecumenico europeo del 1984. Alcuni simboli – una valigia di migrante, una bibbia interconfessionale, una terra da dissodare… – hanno raccontato le sfide di un modo ingiusto e postsecolarizzato, fino allo spezzare del grande pane comune, distribuito come gesto di amicizia nelle navate della Cattedrale.

Il brano biblico che ha ispirato tutto il convegno – “L'amore di Dio ci spinge e ci possiede” (Paolo agli Efesini)- è stato commentato dall'Arcivescovo di Trento: “Posiamo e dobbiamo percorrere la strada del dialogo ecumenico – ha detto l arcivescovo Tisi nella predicazione -. Non abbiamo alternative, e nemmeno scorciatoie, per evitare alle nostre Chiese il destino di diventare afone. Questa è la nostra urgenza. Non possiamo più rimandare questo cammino sul quale si gioca la nostra credibilità".

Durante il convegno sono stati indicati alcuni temi in cui la collaborazione ecumenica è urgente (dalla giustizia alla salvaguardia del Creato, dai migranti alla formazione dei giovani) e si è ribadito il valore della Riforma nell'aver indicato la centralità della Parola di Dio, la riscoperta dell'unità battesimale di tutto il popolo di Dio, l'esigenza della purificazione della memoria.

Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto ha dapprima evidenziato come per Lutero “non si può essere veri teologi, se non ci si mette alla scuola della croce, crocifiggendo se stessi” ed ha poi chiarito, a proposito del ministero femminile come ministero ordinato, che c’è un pronunciamento netto dei Papi precedenti, ma questo non esclude la possibilità di una ricerca di nuove ricerche e nuovi spazi: “Non si tratta di trasferire un modello maschile sulla donna – ha aggiunto – ma di studiare altre forme di ministerialità, ad esempio, nel campo della predicazione, del servizio di carità o anche di governo della Chiesa”.

Il convegno di Trento ha presentato anche l'accoglienza dei profughi siriani nella nostra città e in tutt'Italia come esempio di ecumenismo concreto. “Quest’iniziativa di testimonianza comune – ha detto la pastora valdese Maria Bonafede – viene nel momento in cui è necessario fare scelte che non sono né opportune o popolari, ma sono giuste”. Secondo don Marco Gnavi, della Comunità di Sant’Egidio “è una proposta contagiosa perché non solo l’Italia ma anche altri paesi adottino questo modello”.

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