Donne per le donne

Un tavolo di confronto tra donne immigrate dell'est Europa e donne trentine

La violenza sulle donne non conosce confini, è diventato un fenomeno sociale dilagante che colpisce in maniera trasversale ogni nazione. Non si può far finta di niente, voltare le spalle ad una situazione che oltre a ferire anima e corpo può arrivare ad annientare l'identità di una donna.

Ogni mezzo impiegato per arginare questo fenomeno è significativo. Per questo, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), la Provincia di Trento ha organizzato eventi sul territorio per dire di no alla violenza di genere in tutte le sue forme. Parlarne e cercare di darne una definizione è un buon passo avanti per individuare strategie e azioni volte a contrastare il fenomeno.

Domenica scorsa presso la Sala Clesio in via Barbacovi a Trento si è costituito un tavolo di confronto tra donne immigrate dell'est Europa e donne trentine. L'associazione culturale Teuta ha organizzato questo momento per dare voce alle donne e insieme cercare soluzioni.

“La prevenzione si fa promuovendo incontri e facendo formazione”, ha detto Leonora Zefi, rappresentante delle donne albanesi e presidente dell'associazione Teuta. “E' importante conoscere i propri diritti”, ha aggiunto Alexandra Kalapach, rappresentante delle donne ucraine. Tra loro tante hanno vissuto la violenza in prima persona portandone i segni indelebili non solo sulla pelle, ma anche nell'animo.

E' importante conoscere gli strumenti e i servizi che possono permettere di uscire da una situazione di violenza (fisica, economica, psicologica, sessuale). La situazione è ancor più difficile per le donne immigrate in Trentino. Spesso sono sole, lontane dagli affetti e non hanno una rete familiare di sostegno. L'unico punto di riferimento è rappresentato dalla famiglia che le accoglie. La strada verso l'emancipazione femminile delle donne che provengono dall'est Europa (Polonia, Moldavia, Albania e Ucraina) è già un segno evidente di una presa di coscienza e della consapevolezza delle proprie capacità. ”Ci sono tante professioni in cui possiamo fare qualcosa”, ha detto Veronica Ciubotaru, presidente dell'associazione Trento-Moldava Arcobaleno. “Vogliamo diventare persone attive nella società in cui viviamo”.

Nel 2010 la Provincia Autonoma di Trento si è occupata di questo tema dal punto di vista normativo, approvando il 9 marzo la legge “Interventi per la prevenzione della violenza di genere e la tutela delle donne che ne sono vittime”. “Dopo aver raccolto i dati sul fenomeno abbiamo deciso di approvare una legge per costruire un sistema integrato di aiuti per le donne in difficoltà”, ha spiegato Sara Ferrari, assessora alle pari opportunità della Provincia. “Abbiamo creato un rete di enti e associazioni locali che si occupano di accoglienza e assistenza alle donne”.

Nel 2015 sono state registrate 600 denunce in Trentino. E nel 70% dei casi il maltrattante è una persona nota alla vittima. La conoscenza delle caratteristiche del fenomeno ha permesso di costruire interventi di risposta. Realtà come il Centro Antiviolenza, Casa “Padre Angelo”, Punto d'Approdo, Casa tridentina della Giovane, ALFID, Fondazione Famiglia Materna sono segni concreti in risposta a questo fenomeno.

Nelle scuole sono stati attivati percorsi sugli stereotipi di genere, perché è importante cominciare dall'educazione dei giovani per trasmettere conoscenze appropriate sulle relazioni di genere.

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