Referendum, un doppio No

La consultazione del 4 dicembre boccia la riforma costituzionale e il premier Renzi. Le reazioni in Trentino: "Elezioni immediate" (Lega e M5S), "Occasione persa" (Patt e Pd)

Con il 59,12% la maggioranza degli Italiani ha scelto di bocciare la riforma costituzionale al referendum del 4 dicembre. Un risultato netto – a livello nazionale, compresa la circoscrizione Estero, il Sì ha raccolto il 40,88% dei voti – che rappresenta anche una sonora stroncatura del premier Matteo Renzi. Che ne ha tratto le conclusioni, rassegnando a caldo, nel discorso tenuto a palazzo Chigi in diretta tv le proprie dimissioni, poi “congelate” su richiesta del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in una nota sottolinea il dato molto positivo relativo all’affluenza al voto (quasi il 70% degli aventi diritto – il 68,6% – si è recato alle urne; una percentuale che in Trentino sale al 75%): “è la testimonianza – ha scritto Mattarella – di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva”. Dal Presidente della Repubblica è venuto anche l'invito a rasserenare il clima politico, posto che attendono l'Italia “impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento”; non ultima l’approvazione della legge di Bilancio. Sulla stessa lunghezza d’onda le parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale, italiana: “Adesso è il momento di una grande responsabilità, a tutti i livelli, è l’ora di camminare insieme”, ha detto. Mentre il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in un’intervista al Tg2000, ha invitato le forze politiche ad agire ora “in un orizzonte molto più comune e condiviso”, sotterrando “tutti” l'ascia di guerra.

Una lettura del voto

Come spiegare l'affluenza elevata e come interpretare l'esito del voto? Stefano Ceccanti ed Enzo Di Salvatore, costituzionalisti, protagonisti entrambi della campagna referendaria rispettivamente per il Sì (Ceccanti) e per il No (Di Salvatore) divergono nella lettura – per Ceccanti il referendum “è stato come un’elezione politica e da elezione politica sono stati la partecipazione e i comportamenti degli elettori”, per Di Salvatore “non è vero che gli italiani non vogliono alcun tipo di riforma”, ma “vorrebbero piuttosto una riforma condivisa” e soprattutto “non vogliono che il tema della governabilità sia posto in funzione del rapporto tra la politica e le esigenze dell’economia” -, ma concordano su un punto: “È indispensabile mettere mano alle leggi elettorali”.

Le reazioni

In Trentino-Alto Adige – e così in Emilia-Romagna, di misura, e in Toscana – ha prevalso il Sì (53,87%); il No ha raccolto il 46,13% dei consensi. Ma solo grazie al voto dell'Alto Adige, che fa sorridere la Svp. Per il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, è "un segnale a favore dello sviluppo dell’Autonomia” (si veda a pagina 18). Guardando invece alla sola Provincia di Trento, il risultato ha visto prevalere invece il No (54,30% contro il 45,70% del Sì); un voto che “interroga la politica, osserva il presidente del Consiglio provinciale di Trento, Bruno Dorigatti.

L'analisi delle forze politiche trentine, nelle prime dichiarazioni ai microfoni di radio Trentino inBlu, diverge. Per il segretario della Lega Nord, Maurizio Fugatti, “Renzi ha voluto politicizzare il referendum e lo ha perso perché lo ha costruito sulla sua figura e sul suo governo”. Di sconfitta politica del centrosinistra e di sfiducia a Renzi parla Filippo Degasperi del Movimento 5 Stelle: “I cittadini non si sono fatti trarre in inganno. Hanno capito che dietro a questa riforma c'era il tentativo di accentrare tutto il potere a Roma, nelle mani del capo della forza politica, anche di minoranza, che avesse vinto le elezioni”. Di bocciatura per Renzi – il cui errore, osserva Lorenzo Ossanna, capogruppo del Patt in Consiglio provinciale, è stato quello di aver “caricato troppo di contenuti politici la consultazione referendaria” – parla anche Donata Borgonove Re, presidente del Pd trentino: “Un problema c'è, urge una seria riflessione interna al partito democratico, non possiamo fingere che nulla sia successo”. Per Lorenzo Dellai, Presidente del Gruppo Parlamentare "Democrazia Solidale-Centro Democratico" alla Camera, “un'opportunità importante di cambiamento è stata buttata alle ortiche". Di “occasione persa” parla anche il Presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi. Totalmente in disaccordo Walter Viola, Vice Presidente del Consiglio Provinciale: "La grande partecipazione è stata una formidabile prova di maturità democratica degli elettori ed esprime la richiesta di una migliore rappresentanza sia politica che sociale".

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