E, per regalo, un pellegrinaggio…

Iscriversi (o iscrivere) ad una della proposte 2017 di Ospitalità Tridentina può essere “un dono che lascia traccia nel tempo”, come dice don Rattin

Don Piero, Lei è apprezzata guida ma anche responsabile dell'Ufficio Diocesano pellegrinaggi. nel comunicare il vostro programma annuale alla vigilia di Natale offrite anche l'opportunità di progettare un pellegrinaggio come un regalo che caratterizzerà il nuovo anno. In che senso questo viaggio particolare si può considerare un dono?

Molti regali più o meno soliti, anche se costosi, perdono ben presto il profumo del dono. Ma al giorno d’oggi, in questa cultura della “globalizzazione” che tutti respiriamo, un viaggio fatto con interesse e grazie a modalità organizzative adeguate, lascia una traccia che ben difficilmente si dimentica. Io, personalmente, non posso certo ricordare i volti di quanti ho avuto il piacere di accompagnare in numerosi pellegrinaggi, ma mi accade spesso di incontrare persone che, a distanza di anni, si presentano dicendo: “Siamo stati con lei in quel luogo… e ne conserviamo ancora un indelebile ricordo”.

Che cosa differenza, in sintesi, la proposta della diocesi da altri pellegrinaggi con le stesse mete?

Non mancano le agenzie, di piccolo o di grosso calibro, che includono nei loro programmi turistici anche pellegrinaggi di vario genere, anzi, questi ultimi (nonostante la crisi economica) pare riscuotano comunque notevole credito. Ma il pellegrinaggio cristiano non è semplicemente una “escursione di carattere religioso”, bensì una “esperienza di Fede”: è ben diverso. In quanto esperienza di Fede esso è “ecclesiale”, cioè lo si vive insieme, è fatto di ascolto prima ancora che di molte orazioni, ed è accessibile a persone di qualsiasi età e situazione di vita, compresi i malati o i disabili che sono circondati da particolari attenzioni. Ecco ciò che la Diocesi intende proporre.

Ogni anno avete delle novità o delle proposte specifiche? Quali vorrebbe sottolineare nel programma di quest'anno?

Anche se tradizionale, come il pellegrinaggio a Lourdes (in settembre con l’Arcivescovo), esso costituirà senz’altro una novità per i giovani che vi partecipano per la prima volta come accompagnatori dei malati. Altri motivi di novità sono dati da eventi storici dei quali nel 2017 si ricordano particolari anniversari: a Fatima si celebra il 1° centenario delle apparizioni di Maria ai tre pastorelli ed è l’occasione per attualizzarne il messaggio ai nostri giorni; in Germania si ricordano i 500 anni dalla riforma di Martin Lutero: non poteva mancare un pellegrinaggio motivato dalla necessità di meglio conoscere, per camminare tutti verso traguardi di riconciliazione. Anche il “Cammino celeste” (in settembre, nei territori d’Aquileia e della Carnia) costituisce una novità: un’esperienza di fede e, nello stesso tempo, di contatto con testimonianze storiche e artistiche di eccezionale interesse.

Quali sono i motivi per cui spesso dopo aver partecipato ad un pellegrinaggio con la diocesi molti hanno piacere di rifare un'esperienza simile dopo qualche anno?

Certi itinerari sono così ricchi di luoghi da visitare e suggestivi nel loro fascino intramontabile (penso, ad esempio, alla Terra Santa) che lasciano in molti pellegrini un’autentica nostalgia. Altri, pur variando itinerari, vi trovano occasioni di incontro con compagni di viaggio con i quali hanno instaurato relazioni d’amicizia. E non mancano le mète che, pur essendo sempre le stesse (ad esempio Lourdes), fungono da “calamìte dello spirito” per quanti provano un ricorrente bisogno di ristoro. Partecipare al pellegrinaggio allora è una necessità: è come tornare sempre di nuovo alla sorgente.

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