I bambini di Aleppo per la pace

Alcuni di loro non conoscono altra vita che la guerra. Altri sono nati sotto le bombe

Mentre una fragilissima tregua consentiva di cominciare l'evacuazione di civili da Aleppo, la città della Siria contesa tra esercito siriano e ribelli, la sera del 14 dicembre alle 20 si spegnevano le luci della Tour Eiffel per dimostrare il sostegno di Parigi agli abitanti di Aleppo sotto assedio. In tante città europee la gente è scesa in piazza: a Parigi, in Danimarca, a Sarajevo, a Berna.

In questo articolo, inviato alla Custodia di Terra Santa dalla Parrocchia di San Francesco di Aleppo, il parroco, padre Ibrahim Sabbagh, racconta come la sua comunità sia stata la prima a rispondere all’appello lanciato alla fine di novembre dal Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, padre Michael A. Perry, e dal Custode di Terra Santa, il trentino padre Francesco Patton, preoccupati, come Frati Minori, per la situazione dei loro confratelli, dei cristiani e di tutta la popolazione della Siria. Oltre a rivolgere un appello alla comunità internazionale a intensificare gli sforzi per far cessare la guerra e le sofferenze della popolazione, fra Perry e fra Patton avevano rilanciato alle comunità cristiane l’iniziativa “Bambini in preghiera per la pace”, nata da un’intuizione di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”. Papa Francesco, in una lettera consegnata, il 12 dicembre scorso, personalmente al presidente siriano Bashar al Assad dal nunzio apostolico, cardinale Mario Zenari, ha espresso solidarietà al popolo siriano chiedendo al presidente Assad “di moltiplicare gli sforzi di tutti per mettere fine alla guerra in Siria e ripristinare la pace”.

Mentre fuori i bombardamenti e il lancio di razzi infuriavano, nella nostra chiesa parrocchiale, più di cento bambini recitavano la preghiera di San Francesco: “Signore, fammi strumento della tua pace”, sventolando bandiere bianche con scritto “pace per Aleppo”.

La scintilla di questa iniziativa “Bambini in preghiera per la pace” è piaciuta subito al Custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton, che l’ha trasformata in un invito rivolto, dalla Custodia di Terra Santa e dall’Ordine dei Frati Minori, alle Comunità religiose di tutto il mondo ed a tutte le persone di buona volontà ad organizzare, la prima domenica di ogni mese, momenti di preghiera per la pace.

Lo scopo è d’intensificare gli sforzi per far cessare la guerra e le sofferenze della popolazione, della quale le persone più vulnerabili sono i bambini. Alcuni di loro non conoscono altra vita che la guerra. Altri sono nati sotto le bombe. Subiscono un’enorme pressione psicologica, patiscono la malnutrizione, la mancanza di acqua, di elettricità, di cure mediche adeguate, soffrono il freddo e la fame. Sui loro volti difficilmente appare il sorriso e la sofferenza traspare dai loro occhi colmi di spavento. Da anni vivono nell’angoscia. Si svegliano con il rumore di esplosioni e bombardamenti, dei razzi lanciati in risposta che non si sa mai dove cadranno. Tutto ciò sempre a discapito di della popolazione civile, senza distinzione alcuna.

All’inizio dell’Eucaristia, i bambini hanno portato sull’altare una candela – segno della nostra comunione con tutte le persone del mondo strette a noi nella preghiera per la pace.

Durante la processione dell’offertorio, i bambini hanno presentato al Signore tutta la loro sofferenza espressa sotto forma di simboli. Deponendoli sull’altare, hanno chiesto a Gesù di trasformare in speranza il loro dolore e la loro tristezza.

Giochi, palloni e farfalle: ecco i simboli della loro infanzia, della loro innocenza, ma anche le cose più care che possiedono. Le hanno offerte al Signore nel bel mezzo della guerra, della distruzione e della violenza.

Dai resti di un razzo hanno ricavato un vaso riempito di fiori. È il simbolo del loro dolore, causato dalla perdita di parenti e amici durante la guerra, della loro paura per i razzi che minacciano la loro vita e quella dei loro familiari. È il simbolo di un dolore trasformato in un’offerta al Signore; il simbolo di un perdono che nasce da cuori colmi di Spirito Santo.

Su uno sfondo rosso, illuminato dalle candele, hanno scritto il nome di Aleppo, la città amata dilaniata dalla guerra, dalla quale gran parte della popolazione è sfollata. Un globo su cui vola una colomba rappresenta le loro preghiere per la pace in Siria e in tutto il mondo. La pace la cui assenza è per loro causa di tante sofferenze.

Accanto all’altare un pannello sul quale è stata disegnata una mano insanguinata con la scritta: “Fermate la guerra”.

A conclusione della celebrazione, le bambine hanno mimato un canto per elevare le loro preghiere verso Dio: “Che il Signore dia pace al nostro Paese e a ogni persona nel mondo”.

Durante la messa, tutti i canti parlavano di pace: un vero appello alla pace.

Con i bambini, noi cerchiamo di essere gli ambasciatori del perdono. Un atteggiamento che Gesù ci ha insegnato con il suo esempio. Lui che ha perdonato ai suoi uccisori. Ogni volta che ci riuniamo, preghiamo anche per coloro che colpiscono e uccidono. Ma il perdono da solo non basta. La giustizia e il dialogo sono altrettanto importanti, ma quando tutto ciò che sembra possibile fare fallisce, solo la preghiera diventa efficace e deve essere la nostra unica arma.

La domenica con i bambini abbiamo invocato lo Spirito di Dio sui responsabili delle Nazioni per la pace non soltanto in Siria, ma nel mondo intero. Siamo convinti che il Signore ascolta il grido di chi è “piccolo” e la preghiera del “piccolo” nel mondo diventerà un’occasione di riflessione e di conversione anche per il “grande”.

Per la prima volta abbiamo potuto filmare in diretta questa Messa sulla nostra pagina parrocchiale: https://www.facebook.com/latinparish.aleppo.

Ringraziamo tutte le persone che si sono unite alla nostra preghiera domenica 4 dicembre e tutti coloro che hanno condiviso le loro iniziative sulla nostra pagina “Children in prayer for peace”: https://www.facebook.com/st.francis.parish.aleppo.

Vi invitiamo ad unirvi a noi la prima domenica del mese prossimo: l’1 gennaio 2017 – Giornata mondiale per la pace.

padre Ibrahim Sabbagh, ofm

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