Golser, sulla cattedra del dolore

A Bressanone i funerali del vescovo emerito. Mons. Tisi: “Ci è stato maestro, si è riconosciuto nel volto del Cristo sofferente”

“Ci parla ancora, anche attraverso il giorno della sua morte. Il vescovo Karl è nato alla vita eterna nella notte della nascita del Signore”. La scomparsa di mons. Karl Golser, vescovo emerito di Bolzano Bressanone, avvenuta a 73 anni proprio a Natale dopo cinque anni di penosa malattia (una forma aggressiva di Parkinson), è stata così sottolineata dal vescovo Ivo Muser nel funerale tenutosi il 29 dicembre in un Duomo di Bressanone commosso, gremito di migliaia di persone, 13 vescovi e 200 sacerdoti. In mezzo a loro una significativa delegazione trentina, con l'Arcivescovo Lauro Tisi e l'emerito Luigi Bressan, espressione dei rapporti di amicizia e di stima che ci legavano all'ex docente di teologia morale, fondatore dell'Istituto per la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato, ordinato vescovo nel marzo 2009 dopo l'improvvisa scomparsa di Wilhelm Egger e dimessosi il 27 luglio 2011 dopo aver comunicato ai fedeli la sua malattia e il suo affidamento al Signore.

“Dalla sua cattedra di dolore e di silenzio – ha detto Tisi prima della sepoltura sotto il presbiterio del Duomo, accanto alla tomba di Egger – mons. Golser ci ha offerto una straordinaria lezione: dialogare con la vita, anche quando assume connotati drammatici, continuando a riconoscere in essa i lineamenti del Dio di Gesù Cristo, al quale  angoscia e morte non sono assolutamente estranei. ll vescovo Karl nel Volto di Cristo si è riconosciuto, in Lui ha trovato la forza per portare la croce pesante della malattia. Ne è dimostrazione la straordinaria serenità con cui annunciò alla sua Chiesa la notizia dell’infermità che lo aveva colpito”.

“Caro fratello vescovo Karl – ha concluso –  nei momenti bui e di difficoltà la tua testimonianza sia riflesso di quella Luce di Betlemme, nella quale ti sei addormentato e di cui ora sei avvolto”.

Il feretro, trainato da due cavalli neri, era partito dal Seminario di Bressanone (dove Golser si era intrattenuto spesso con Ratzinger, che ha inviato un messaggio di cordoglio assieme a Papa Francesco) attraversando la città in un clima composto di nostalgia e affetto, anche per la vicinanza ai malati che il teologo di Bressanone aveva manifestato nel suo breve ma intenso episcopato segnato da quattro originali lettere pastorali.

Muser, dopo aver commentato il suo “parlare senza parole” durante la malattia ha ricordato il motto episcopale scelto dal suo predecessore, mons. Golser: “Christus pax nostra”. “Con questo suo motto – ha spiegato – voleva portarci a riflettere sulla nostra identità: il nostro essere cristiani si comprende solo a partire da Cristo. Con tale motto egli pensava ai gruppi linguistici della nostra terra, chiamati in Cristo a una convivenza di rispetto, di dialogo e di pace, ma anche alle persone provenienti da culture e religioni diverse”. Il vescovo Muser ha invitato a guardare a questo motto episcopale come a un vero e proprio testamento: “In quest’ora della sua sepoltura spero e prego con tutti voi che egli stesso ora possa sperimentare personalmente e in pienezza Cristo come quella pace che lo sosteneva nel sopportare la grande croce che aveva investito la sua vita”. La continua ricerca della pace e della convivenza pacifica “è e rimane la vocazione della nostra diocesi e dei suoi vescovi”, ha aggiunto Muser, “pace nel nostro pensare, parlare ed agire, nelle nostre case, tra culture e religioni diverse, tra i gruppi linguistici, tra i vicini e i lontani, tra i compaesani e gli extracomunitari, con tutta la creazione”.

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