Sul pronunciamento della Corte d’Appello di Trento , ecco un commento del delegato vescovile per la Pastorale della Salute, don Piero Rattin, biblista e parroco a Trento.
Il caso del riconoscimento a una coppia gay della validità del certificato di nascita di due gemelli, ottenuti per via di maternità surrogata, se da un lato ha suscitato scalpore, dall’altro ha chiaramente evidenziato l’attuale limite di quel vasto ambito giuridico che dovrebbe tutelare la vita e la dignità d’ogni persona.
E’ significativo che nell'ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di Trento vi sia ben poca attenzione sia al divieto della maternità surrogata (con la quale sono stati ottenuti i due bambini) sia alla persona che li ha portati in grembo: alla faccia della dignità della donna e dell’emancipazione femminile di cui tanto talvolta si blatera!
Il diritto d’ogni bambino ad essere amato, accudito e allevato, è sacrosanto. Di norma questo diritto è assicurato dalla famiglia di origine; per i casi nei quali tale diritto non può essere garantito è invalso da sempre l’istituto dell’adozione (nel quale sono comunque essenziali le due figure complementari di padre e madre) . Questo, tuttavia, costituisce da sempre non la regola, ma l’eccezione che la conferma. Nel caso in questione, invece, sorge il sospetto che si tenda a sfruttare e a trasformare in regola ciò che da sempre è stato soltanto un’eccezione.
Don Piero Rattin
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