A scuola? Non solo nozioni

Empatia, capacità di collaborazione e di giudizio, creatività. Sono le cosiddette Non Cognitive Skills (abilità non cognitive), o Character Skills, a fare la differenza: se le acquisisci sarai più flessibile, pronto al cambiamento, e più competitivo essendo in grado di adeguarti ai rapidi mutamenti dei contesti professionali e sociali. Il sistema scolastico che ne favorisce promozione e sviluppo attiva un aumento della qualità dell'insegnamento che si riflette nel miglioramento dello sviluppo sociale-economico. Lo rileva “Far crescere la persona. La scuola di fronte al mondo che cambia” (ed. Fondazione per la Sussidiarietà, 2016), libro a cura di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, presentato giovedì 30 marzo al Dipartimento di Economia e Management di Trento.

Il testo prende spunto da una serie di studi e teorie economiche, in particolare quella del capitale umano, evidenziando il nesso tra aumento dello sviluppo economico e qualità dell'istruzione, individuato in Paesi a più alto tasso di sviluppo come Singapore, Cina, Taiwan, Hong Kong. “La conoscenza non è fatta solo di nozioni – ha spiegato Vittadini -, contano molto tratti della personalità come apertura all'esperienza, capacità di autocontrollo, stabilità emotiva, socialità, perseveranza, grinta”. Infatti, all'acquisizione delle Character Skills sono legati elementi positivi quali il maggior rendimento scolastico e poi lavorativo, la diminuzione della probabilità di cadere in depressione o di avere comportamenti malsani: “Se non sei attrezzato sul piano della personalità, fai fatica a reggere cambiamenti che possono anche determinare la perdita del lavoro e la sensazione di fallimento personale, ma se hai un approccio positivo non crolli di fronte alle difficoltà o a situazioni nuove, sei in grado di ricominciare”.

Dunque, la scuola deve superare la standardizzazione dell'insegnamento basato su nozioni, una prassi inadeguata rispetto al mondo del lavoro: “Suo compito è educare ossia formare persone capaci di reimparare durante il ciclo della vita, promuovendo esperienze di lavoro, culturali, musicali, artistiche e deve essere una scuola che abbia insegnanti capaci di stimolare l'uso di intelligenza e libertà, di veicolare il senso della vita, di sviluppare l'interazione creativa con le famiglie partendo dal presupposto che l'educazione è un rapporto tra due libertà, quella dell'insegnante e dello studente, avendone a cuore lo sviluppo integrale”.

Per una buona scuola risulta decisivo il modo in cui vengono utilizzate le risorse finanziarie, l'autonomia della scuola e la parità: “Se migliorano questi elementi, migliora anche la qualità in termini di apprendimento, il Trentino lo ha intuito da tempo”.

Al saluto di Ugo Rossi, in qualità di assessore all'istruzione, e Livia Ferrario, responsabile del Dipartimento di conoscenza della Provincia, è seguito l'intervento conclusivo di Marcello Sottopietra, direttore della Scuola paritaria Sacra Famiglia di Trento: “Questi tratti della personalità sono educabili e coltivabili fin dai primi anni di vita e ancor prima sono necessari nell'insegnante: per essere un buon educatore servono coscienziosità, tenacia, cura per i dettagli, capacità di modificare quello che avevi programmato”. .

Il filo rosso sotteso al libro è l'invito ad una apertura – alle famiglie, al mondo del lavoro, alla comunità globale – che diventa dialogo nella consapevolezza che primo compito educativo della scuola sia generare un processo per cui “si impara ad imparare per tutta la vita”, stando di fronte alla realtà in modo dinamico e maturando curiosità e amore per la verità e la bellezza.

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