Un altro presente è possibile

Da “Educa” un richiamo forte alla partecipazione, alla consapevolezza e anche alla resistenza creativa

Anche un titolo suggestivo ma inevitabilmente generico ed ecumenico come “Passaggi” non è riuscito a raccogliere e tanto meno ordinare l'abbondante messe di spunti fiorita nella tre giorni roveretana di “Educa”. Nell'ottava edizione è stato merito dei promotori (Comune di Rovereto, Università, Fondazione Demarchi e Con.Solida) mantenere vivace la partecipazione delle famiglie e della popolazione, senza abbassare il livello dei seminari e dei confronti culturali. Si sono accostati inevitabilmente argomenti molto diversi tra loro e talvolta “imposti” dalle tendenze (si è discusso del “Crepuscolo degli chef” e del ruolo delle donne nella Chiesa, della riforma pensionistica alla Tito Boeri e dei social network con Pier Cesare Rivoltella), ma si è centrata anche l'attualità più stringente con il tema dei migranti, messa a fuoco dai liceali dell'Istituto don Milani.

E lo stesso don Lorenzo – nel fecondo anniversario dei 50 anni di “Lettera ad una professoressa – è stato l'ispiratore di uno dei confronti più riusciti, dove la dimensione formativa è stata affrontata anche col contributo di testimoni diretti.

Fra gli incontri più originali (anche se non premiato dal pubblico, a causa delle sovrapposizioni di proposte) anche la presentazione di un coraggioso volume dell'editrice Edt curato dalla giornalista piemontese Isabella Maria. Il titolo “Un altro presente è possibile: precorsi di resistenza creativa” riassume la tesi ottimista che segnala e documenta l'affiorare di varie esperienze alternative al rischio dell'omologazione culturale e della passività. Partendo dalla tesi che la società oggi tende a voler rispondere ad ogni problematica imponendo dall'alto risposte iperspecialistiche che premiano un'oligarchia di tecnici, il libro recupera la dimensione popolare e condivisa del sapere, che passa attraverso la dimensione dell'autentica relazione d'ascolto, del dialogo e della partecipazione del cittadino ai processi formativi e decisionali.

I cinque personaggi che rispondono alla curatrice del libro, ma anche le varie schede che documentano numerose esperienze popolari, confermano la possibilità di una condivisione di valori, attraverso aggregazioni spontanee e modelli di autogestione.

Ne parla l'ex presidente dell'Uruguay Josè “Pepe” Mujica in un revisione critica dei suoi 5 anni di potere democratico, ma anche il filosofo delle passioni tristi Miguel Benasayag.

Tra le voci più significative quella che è risuonata al Palazzo dell'istruzione di Rovereto: la giovane Ezel Alcu, leader della minoranza curda in esilio, punto di riferimento per i curdi perseguiti dai governi dei quattro Paesi in cui è suddiviso il Kurdistan: Turchia, Siria, Iran e Iraq. “La nostra è un'esperienza di resistenza che si base sul popolo e sulla condivisione di ogni decisione e di ogni scelta. La partecipazione femminile è molto importante – ha spiegato – ed ogni ruolo di autorità è coperto insieme da uomini e donne”. Alcu ha illustrato il sistema di confederalismo democratico che alimenta una partecipazione decentrata e si basa su meccanismi decisionali molto trasparenti e condivisi: anche il sistema educativo, condotto attraveso le Accademie, proponte un tipo di formazione che richiede la partecipazione attiva dei singoli e delle famiglie”.

Numerose le domande, secondo il metodo seminariale tipico di “Educa”, con varie testimonianze che hanno sottolineato l’importanza d’ipotizzare anche nuovi modelli di partecipazione e di formazione. A conferma, come ha detto il coordinatore scientifico di Educa Remo Job nelle sue conclusioni, che l’educazione è al centro dell’attenzione delle persone perché riguarda la loro vita, gli aspetti fondamentali della loro quotidianità”. Alla domanda chi educa oggi? la risposta potrebbe essere: nessuno e tutti, nel senso che ci si educa insieme attraverso i comportamenti reciproci”.

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