Chi ha paura delle idee?

Confronto ricco di suggestioni alla presentazione del libro scritto con Riccardo Mazzeo

Le idee fanno paura. Sono potenti. E pericolose. Perché, in questo tempo segnato dalla violenza, possono deflagrare con esiti inaspettati. La riprova è venuta dal dibattito promosso, con coraggio e coerenza, dalla casa editrice Erickson l'altra sera a Trento, protagonista il discusso intellettuale Tariq Ramadan, scrittore e accademico svizzero di origine egiziane. Doveva presentare a Bolzano il libro “Il musulmano e l'agnostico” scritto a quattro mani con Riccardo Mazzeo, editor storico della casa editrice trentina, su invito del Centro per la pace del Comune di Bolzano; ma l'invito a Ramadan ha portato a una levata di scudi, il Centro per la pace è finito sulla graticola e l'incontro è stato spostato alla Erickson, che di Tariq Ramadan ha pubblicato, nel 2015, Il pericolo delle idee, un dialogo con il filosofo francese Edgar Morin. “Non si può pensare di imbavagliare il libero pensiero, che rappresenta il sale dello Stato democratico”, ha commentato in una nota il Direttivo del Centro per la pace, difendendo la sua scelta. A Trento comunque Tariq Ramadan non è arrivato. Per problemi di salute; troppo faticoso il viaggio, da compiere in giornata. C'era però in collegamento audio e video da Londra.

Prima di presentare gli autori del libro, Giorgio Dossi, presidente della Edizioni Centro Studi Erickson, ha ricordato le vittime, molte delle quali giovanissime, della strage di Manchester, rivendicata dal sedicente Stato islamico, condannando con forza il ricorso alla violenza e rivendicando la necessità per una casa editrice di promuovere il dialogo e lo scambio di idee tra le persone. Dialogo che, ha aggiunto, richiede “impegno, riconoscimento reciproco, conoscenza, competenza, voglia di trovare soluzioni”. Doti e qualità che non difettano ai due autori, capaci, nel libro, di affrontare con lucidità questioni oggi assolutamente centrali e di offrire prospettive nuove e nuovi punti di vista. Davvero, il bel riconoscimento di Mazzeo a Ramadan (“Perché è importante un pensatore come Tariq Ramadan? Perché abbiamo bisogno di porte di accesso che ci consentano il dialogo con chi è diverso da noi”, ha detto prima di lasciargli la parola), potrebbe essere rivolto allo stesso Mazzeo. Che del dialogo afferma: “La gente dovrebbe ricominciare a confrontarsi de visu, non solo attraverso i device elettronici, dovrebbe uscire dai propri social, dai forum dove tutti la pensano allo stesso modo, e scendere in strada, confrontarsi. E' l'abc. Noi abbiamo bisogno di aprirci al dialogo”.

Il conflitto tra la civiltà islamica e quella occidentale è davvero così inevitabile come molti vogliono farci pensare? La religione è necessariamente un ostacolo alla sopravvivenza di uno Stato pluralista e democratico? Si può essere musulmani e, al contempo, europei? Rispondere comporta, per Tariq Ramadan, la necessità di un ritorno alle origini, alle fonti, sia nel mondo musulmano sia in Occidente: “Tornare alle origini, per affrontare le sfide del presente”. Sfide che Ramadan riassume così: "Come musulmani abbiamo molte sfide da affrontare: dall'ipertrofia della regola, al deficit educativo, alla libertà della donna”, rivendicando poi la sua coerenza di pensatore critico dell'islam moderno rispetto alle molte questioni controverse, che tendono a dividere. Come l'antisemitismo (“Non ho difficoltà a dire che l'antisemitismo è anti-islamico, non può essere giustificato, come ogni razzismo. Legittima è invece la critica agli stati, come Israele. O l'Arabia Saudita, che critico e mi giudica persona non gradita”). O la questione dell'imposizione del velo alle donne: rispondendo a una domanda del pubblico, ha ribadito quanto affermato in altre occasioni – “non si può imporre ad una donna di metterselo, ma non si può neppure imporle di toglierlo” -, denunciando nel contempo l'ipocrisia di chi “vieta il velo nelle banlieue parigine, ma lo tollera se a portarlo sono le ricche saudite che fanno shopping sugli Champs-Élyséese”).

Rivendicando il suo essere tra coloro “che da trent'anni si battono per l'apertura e il dialogo", Tariq Ramadan ha dato voce alla possibilità di quella che nel libro scritto con Mazzeo è definita "coesistenza positiva" tra musulmani e occidentali. “Se vogliamo vivere assieme, bisogna che entriamo in dialogo, aprendoci a un reale pluralismo”. All'escalation della paura “che rovina l'Europa” e favorisce l'avanzata dei populismi “dobbiamo rispondere, come cittadini europei, con la rivoluzione della fiducia”.

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