Una fine “liberatoria”

I 25 anni della quietanza liberatoria che mise fine alla controversia internazionale sulla questione altoatesina. L'anniversario sarà celebrato a Merano dai due capi di Staro Mattarella e Van der Bellen]

Merano – L’11 giugno di 25 anni fa il ministro degli esteri austriaco Alois Mock, scomparso nei giorni scorsi, consegnò all’ambasciatore italiano a Vienna la nota diplomatica che poneva ufficialmente fine alla vertenza altoatesina, la cosiddetta “quietanza liberatoria”. Per ricordare l’evento domenica 11 giugno è in programma, a Merano, un incontro fra i due capi di Stato Sergio Mattarella e Alexander Van der Bellen. “Per la nostra Provincia – commenta il presidente altoatesino Arno Kompatscher – non si tratta solo di un grande onore, ma anche di un segnale forte della volontà di Italia e Austria di collaborare allo sviluppo dell’autonomia, il cui valore viene riconosciuto e tenuto in grande considerazione sia al di qua che al di là del Brennero”.

La storia che si celebra domenica 11 giugno comincia da lontano. La “questione altoatesina” come tale nasce con l’annessione del Tirolo meridionale all’Italia, dopo la Grande Guerra. Fino ad allora era esistita una “questione trentina”. La situazione è esasperata dalla politica fascista, negatrice dei diritti delle minoranze linguistiche, e raggiunge il massimo di tragicità alle soglie del secondo conflitto mondiale, con la fatale scelta delle Opzioni imposta alla popolazione dell’Alto Adige.

Dopo la guerra Austria e Italia, a Parigi, stringono un accordo. A firmarlo i ministri Alcide Degasperi e Karl Gruber. Il patto assicura che “gli abitanti di lingua tedesca […

godranno di completa eguaglianza di diritti rispetto agli abitanti di lingua italiana”, con particolare riferimento all’insegnamento primario e secondario nella lingua materna, all’uso della madrelingua nelle pubbliche amministrazioni e nella toponomastica, all’accesso ai pubblici uffici, alla reversibilità del cambiamento dei cognomi e delle Opzioni di cittadinanza. Si prevede inoltre, per tutta la popolazione, “l’esercizio di un potere legislativo ed esecutivo autonomo, nell’ambito delle zone stesse”. Il “quadro” dell’autonomia rimane aperto e sarà esteso, con lo Statuto del 1948, a tutta la regione Trentino Alto Adige.

Seguono le tappe della (mancata) attuazione dell’Accordo di Parigi. Prime denunce in tal senso da parte dell’Austria arrivano dopo il recupero da parte del Paese della piena sovranità (1955). Nell’ottobre 1956 il Ministero degli Esteri austriaco contesta con una nota la mancata applicazione del trattato. Nel novembre 1957 si lancia a Castel Firmiano il “Los von Trient” e due anni dopo la Südtiroler Volkspartei esce sbattendo la porta dalla maggioranza regionale. La questione è portata all’attenzione delle Nazioni Unite nel 1960 e 1961. La vertenza è aperta. Seguono gli anni delle trattative (e delle bombe). La nuova normativa è approvata nel 1969 ed entra in vigore, come “Secondo Statuto di autonomia”, nel 1972. Ma non è finita. Mancano le norme di attuazione. Ci vogliono vent’anni per arrivare a una situazione soddisfacente. La Quietanza liberatoria dell’11 giugno 1992 mette il sigillo sui nuovi rapporti di amicizia tra Austria e Italia. Un passo (ancora insufficiente) verso la nuova Europa.

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