“Gesù, la grande Bellezza di Dio”

Dn 7,9-10.13-14;

Sal 96;

2 Pt 1,16-19;

Mt 17,1-9

L’estate è la stagione della luce. Il sole la fa da padrone, avvolge ogni cosa con il suo manto dorato, immettendo in ogni creatura calore ed energia in un pullulare di vita che ci fa sentire parte di un tutto, che cresce e va a maturazione. In particolare, proprio nel mese di agosto la natura dà il meglio di sé e la vegetazione rigogliosa sfoggia tutto il suo splendore: la frutta, che raccoglieremo a fine estate e in autunno, prende consistenza, abbandona il verde acerbo, per indossare nuovi colori, e grazie ai raggi tenaci del solleone si riempie di fragranze, che preannunciano i sapori inconfondibili del tempo della raccolta.

L’alba in estate è un momento magico, che ci rende spettatori estasiati dal sole che sorge. Quanti di noi, trovandosi in montagna, non hanno sacrificato qualche ora di sonno, per appostarsi e attendere il suo nascere?

Chi ama i nostri laghi e di buon’ora passeggia lungo la spiaggia rimane incantato dai primi raggi che, posandosi su ogni cosa, spargono pennellate di lucentezza e, rincorrendosi, riflettono il loro scintillio sull’acqua, increspata dal vento.

In quegli istanti, che annunciano l’alba, si crea un’atmosfera di solennità e di silente attesa come all’inizio di un concerto: all’arrivo del sole, l’imponente direttore d’orchestra, si diffondono i suoi raggi mentre si sovrappongono armoniosamente il fruscio delle fronde, mosse leggermente dal vento, i canti degli uccelli eil mormorio delle onde, che s’infrangono sulle rocce o lambiscono lariva. È iniziato lo spettacolo: un nuovo giorno, su cui vigila il sole, che tutto vede, illumina e riscalda.

In questa prima domenica agostana la liturgia sembra voler fare proprie le suggestioni e le emozioni che l’ambiente naturale ci offre, proponendoci la festa della Trasfigurazione del Signore sul monte Tabor.

Leggiamo nel vangelo di Matteo che Gesù “condusse in disparte su un alto monte” Pietro, Giacomo e Giovanni e cambiò d’aspetto, “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Un improvviso bagliore, preludio di un’alba nuova che non conosce tramonto, riempie i loro occhi e il loro cuore.

Pietro, che nella seconda lettura ci rassicura dicendo: “siamo stati testimoni oculari della sua grandezza”, e gli altri due discepoli contemplano rapiti quel volto radioso. Gesù sfolgorante di luce preannuncia il suo futuro, quando risorto e asceso al cielo gli verrà dato “potere eterno… e il suo regno non sarà mai distrutto”, come profetizza Daniele nella prima lettura, prefigurando in quel misterioso personaggio, “simile a un figlio d’uomo”, il Cristo glorioso.

Quel fulgore, che avvolge il Signore, ne svela la sua bellezza travolgente. Come ai primi albori del mattino la natura depone le ombre della notte, si ammanta della luce, che il sole le porge, e scoprele sue forme leggiadre, mostrandosi più bella che mai, così nel momento della trasfigurazione cade il velo, che copriva il volto del Signore, si dirada la coltre, che adombrava il suo mistero divino, si sciolgono i sigilli e si apre il cielo, svelando a quei discepoli estasiati la Bellezza di Dio.

Sì, Dio è Bellezza, così desiderabile, così travolgente, così assoluta.

È Bellezza che crea: dalle sue mani onnipotenti è uscito l’universo con le sue costellazioni infinite; il mondo, con i suoi continenti sconfinati e con i suoi oceani dagli abissi inesplorati; le piante, gli animali e infine l’uomo, in cui è impressa la sua immagine.

È Bellezza che salva: in Gesù morto e risorto i macigni del male sono definitivamente infranti, tutto l’orrore, che incombe sul mondo e che si annida in ogni cuore, è sconfitto dal trionfo della sua redenzione.

È Bellezza che incanta e innamora. Una persona che ci attrae, sovvertela nostra vita, diventa presenza totalizzante: i tratti del suo volto invadono la nostra mente di una dolce ossessione; la sua voce assume le tonalità di una musica, che sparge note di gioia nel nostro cuore; l’armonia del suo corpo ci fa sentire vivi. Anche Dio ci tende lacci d’amore, in Gesù ci ha confessato la sua passione per noi e ci ha rubato il cuore, accordandolo, perché emettasuoni divini emelodie celesti.

Contagiati dall’entusiasmo di Pietro, pure noi diciamo: «Signore, è bello per noi essere qui!». È davvero bello vivere in comunione con il Signore e pur sapendo che la vita con le sue asprezze ci costringe a scendere dal Tabor, tuttavia portiamo in cuore la certezza che Gesù rimane sempre con noi, ci tiene per mano e cammina al nostro fianco.

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