Il sindacato rinasca dalle periferie esistenziali

Le ultime rilevazioni Istat segnalano un lieve calo della disoccupazione e un record di ripresa nel lavoro femminile, ma i bagliori estivi possono ingannare. Meglio pensare all'autunno, accendere luci per le stagioni buie.

In queste settimane un bel gruppo di under 35, per lo più disoccupati ma anche occupati insoddisfatti, sta completando un originale laboratorio promosso da FIM CISL del Trentino che ci offre un profilo inedito del sindacato, una ventata benefica nella calura estiva.

Ai giovani iscrittisi gratuitamente viene infatti proposto un percorso che non si limita alle classiche lezioni teoriche sulla compilazione di un curriculum o sulla conduzione di un colloquio di lavoro. Punta invece a favorire un'esperienza umana di scambio di valori e di esperienze secondo le tecniche dell'auto mutuo aiuto affinate da una start up italiana che insiste sull'attivazione e la motivazione nel lavoro di gruppo.

Durante alcune mezze giornate trascorse a confrontarsi insieme sui propri fallimenti ma anche sui propri progetti, i giovani disoccupati imparano a guardare dentro se stessi e a fidarsi degli altri. “Cercare un lavoro è un lavoro di squadra”, per dirla con lo slogan di questo vero e proprio laboratorio di educazione e orientamento al lavoro denominato Job.Lab nell'inevitabile sigla inglese. Trentinissima è però l'applicazione di questo percorso – ben diverso dai tradizioni corsi formativi di agenzie anche private – che punta su quel “passaparola” di gruppo che si rivela arricchente e decisivo. E che conta sul ruolo di facilitatore-orientatore che l'operatore sindacale assume, rendendosi disponibile nell'assistenza individuale fin dalla fase iniziale della ricostruzione della carriera scolastica e delle competenze in vista del curriculum.

Non è un calcolo per aumentare le tessere sindacali o per avviare agli sportelli dei patronati affiliati. Pare piuttosto un tentativo del sindacato di offrire un aiuto personalizzato a chi è senza lavoro. Apprezzato, come dimostra il fatto che quasi tutti i primi 13 pionieri di Job.Lab hanno poi giudicato “molto cresciuta” la loro fiducia nel sindacato. Ma anche un tentativo riuscito: fra loro dopo tre mesi è triplicato il numero di quanti hanno trovato occupazione.

Il laboratorio è diventato quindi un'esperienza di gruppo vita, una relazione di aiuto. E il sindacalista – talvolta in passato avvertito come un burocrate delle relazioni con i “padroni” – diventa invece un compagno di viaggio, qualcuno che “si prende cura di te”.

Dentro questo piccolo ma innovativo progetto del sindacato intravvediamo non tanto una strategia occupazionale, ma una dinamica d'attenzione alla persona dentro il mercato del lavoro che piacerebbe anche a Papa Francesco. Parlando proprio ai delegati della CISL nel giugno scorso egli infatti ha denunciato il fatto che il sindacato rischia di smarrire la sua natura profetica (e di denuncia) e “ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile.

Nell'ideazione e nella realizzazione del laboratorio trentino per disoccupati Papa Francesco vedrebbe forse quel sindacato-sentinella che vigila sulle mura della città del lavoro, guardando e proteggendo non solo chi lavora già o è in pensione, ma anche chi è fuori, senza lavoro. “La vostra vocazione di sindacalisti – tuonava Francesco – è anche proteggere chi i diritti non li ha ancora, gli esclusi dal lavoro che sono esclusi anche dai diritti e dalla democrazia”.

Secondo il Papa “forse la nostra società non capisce il sindacato perché non lo vede abbastanza lottare nei luoghi dei 'diritti del non ancora', nelle periferie esistenziali, tra gli scartati dal lavoro”. Quando invece l'azione sindacale assume anche lo stile del buon samaritano, allora riesce a costruisce legami e relazioni sociali. Irrobustisce non solo le statistiche dell'occupazione, ma anche il tessuto di una comunità.

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