La Rambla resterà “la calle mas alegre del mundo”

Nessun Paese è immune. L’ennesimo attentato terroristico del 17 agosto a Barcellona ha colpito l’animo dell’Europa e del mondo intero. Come per le stragi di Nizza, Berlino, Londra, Stoccolma e Parigi, il terrore ha riproposto la stessa tecnica: un furgone che a tutta velocità si lancia per 600 metri sulla folla. Stessa matrice jihadista, stesso palcoscenico del terrore in mezzo alla gente, nel luogo più emblematico della città, come sono le Ramblas, lo splendido viale alberato che da plaza Catalunya scende verso la statua di Colombo, al mare.

Il bilancio ufficiale delle autorità catalane è di 15 morti sulle Ramblas(fra i quali due italiani) sulle Ramblas, e di un morto nel secondo attentato sul lungomare di Cambrils, a sud di Barcellona. Oltre a 134 feriti, di almeno 35 nazionalità diverse.

L'Isis ha rivendicato l’attacco. Dei 12 componenti della cellula terroristica, 8 sono stati uccisi, gli altri detenuti. Tutti nati in Marocco, tranne uno, ma cresciuti in Spagna.

Sgomento, indignazione e angoscia per la consapevolezza che il terrorismo può diffondersi anche tra le mura di casa.

Momenti di ansia vissuti anche dai trentini con i familiari a Barcellona, chi per motivi di lavoro o di studio, altri per una vacanza nella capitale catalana. Perché Barcellona è una delle mete più privilegiate dai turisti (oltre 30milioni nel 2016), è una città dinamica, accogliente, artistica, cosmopolita, multiculturale, simbolo di integrazione, di speranza, di rinnovamento e che nel contempo ha saputo conservare le tradizioni e il tratto popolare dei suoi quartieri. Barcellona è così, talvolta irriverente, ma è la città di tutti. E in un tragico pomeriggio di agosto è stato colpito il suo cuore pulsante, una delle passeggiate più famose al mondo, vivace, colorata e crogiolo di scambi culturali, frequentata dai turisti, dai residenti e dalle famiglie, non soltanto occidentali ma anche arabo-musulmani. “La calle más alegre del mundo, la única calle de la tierra que yo desearìa que no se acabara nunca…hermosa de encuentros” cantava il poeta Garcia Lorca (“l’unica strada sulla terra che vorrei non finisse mai, preziosa di incontri”), lunga quasi un chilometro e mezzo, percorso ogni giorno da un fiume di gente che sembra prendersi per mano. Mani falciate dalla barbarie terroristica.

Mentre ci si unisce al dolore per le vittime e al grido catalano “No tinc por”, “Non abbiamo paura”, l’auspicio davanti all’ennesimo attacco vile alla civiltà è quello di una maggiore collaborazione fra gli Stati europei per una strategia comune nel combattere il terrorismo, che passa anche nel promuovere percorsi di coesione sociale nelle comunità e il recupero dei valori, a partire dal valore della vita stessa. E in uno scenario frantumato dalla violenza in cui si “combatte una guerra mondiale a pezzi” l’antidoto per Papa Francesco è proprio “il dialogo della vita”.

Nella viva speranza che, come ci ricorda ancora Lorca, la Rambla resterà sempre “la calle mas alegre del mundo”.

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