“Quanto impariamo dai semplici!”

Si parte per accogliere e offrire il proprio servizio e si finisce per sentirsi accolti e tornare a casa con qualcosa di “importante” e “indelebile”. Una decina di giovani tra i 18 e i 35 anni e alcuni animatori hanno preso parte dal 6 al 12 agosto all’esperienza di vita comunitaria con altri giovani volontari presso l’Opera Provvidenza Sant’Antonio a Sarmeola (Pd), struttura che accoglie persone con disabilità. La proposta della Pastorale giovanile diocesana prevedeva l’accompagnamento degli ospiti nei diversi momenti della loro giornata, in collaborazione con le figure professionali presenti. Non sono mancati momenti di svago e, alla sera, la condivisione di pensieri e riflessioni. Sono le parole dei partecipanti, al rientro in Trentino, a testimoniare l’intensità dell’esperienza e la ricchezza dei suoi frutti. “Di questa settimana – ha raccontato qualcuno riprendendo alcune “fotografie” della settimana – mi porto via la gioia di essere accolta come una di famiglia dagli ospiti della struttura, che il primo giorno facevano a gara per conoscere e l’ultimo non avevano voglia di salutare. Mi voglio portare a casa anche un ‘ti voglio bene’ del tutto inaspettato e una lacrima silenziosa di una ospite che, nonostante non potesse parlare, ha comunicato tutto il dispiacere che provava. E come ultima cosa, voglio tenere nel cuore le nuove amicizie che si sono create nel gruppo dei volontari, su cui ho potuto fare affidamento nei momenti del bisogno e con i quali non è venuto a mancare il divertimento”.

Qualcun altro riassume l’esperienza nell’immagine di una mano: “L’esperienza all’OPSA ha lasciato nel mio cuore un’impronta indelebile di mano umana. Al centro di questa mano ci sono gli ospiti, ovvero tutti i membri di questa numerosa famiglia, mentre sulle dita ci sono i principi sui quali l’OPSA si basa: fiducia nella provvidenza del Signore; la preghiera che porta all’avvicinamento con il Signore; la carità con i fratelli più bisognosi di noi; la fede che si rafforza sempre di più grazie agli ospiti; la presenza degli operatori, istruttori, dei sacerdoti e delle suore, che tutti i giorni si mettono in gioco per sfruttare le loro abilità al meglio con i fratelli più bisognosi”.

Un'esperienza così intenza che “mancano le parole”: “Non ho scritto discorsi o frasi riassuntive, ma nomi e volti, che porterò con me anche nelle preghiere. All’opera della divina provvidenza di San Antonio si tocca infatti un lembo del regno di Dio, proprio nei volti degli ospiti e nel servizio”. “Questa settimana di servizio è stata molto importante per me. Mi ha permesso di uscire da tanti pregiudizi e tanti pensieri sbagliati riguardo al mondo della disabilità, e mi ha insegnato quanto possiamo imparare da chi nella semplicità ci dimostra di volerci bene e di fidarsi di noi”.

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