La missione fa 90

I 90 anni dell’attività missionaria della diocesi di Trento, che ricordiamo sabato 30 settembre (vedi pag. 14 e 15) iniziano ufficialmente nel 1927, anno della prima  Giornata Missionaria Mondiale e la fondazione del Segretariato  Missionario Diocesano, affidato dall’Arcivescovo a mons. Giacomo Dompieri. In verità, però, la storia della missione in Trentino risale ancora ai Martiri Anauniensi, missionari che vengono da noi e si manifesta nei secoli con figure missionarie come Martino Martini in Cina, p. Eusebio Chini in America, don Domenico Tarolli in Birmania.

Il tutto è partito da Gesù Cristo, con il suo: “Andate in tutto il mondo, fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. 

Con l’opera di Dompieri migliaia di volontari, zelatrici e simpatizzanti hanno impresso un carattere missionario alla diocesi. In questo entusiasmo sono sorte tantissime vocazioni di missionari e missionarie, e con loro la collaborazione all’evangelizzazione da Trento ha raggiunto tutti i continenti. Siamo coscienti di dover riconoscere l’azione di Dio, che ha fecondato la nostra Chiesa con l’ardore missionario: i missionari partono e i fedeli li seguono con  preghiera, amore, simpatia, generosità, ansie e fiducia. E’ la Chiesa viva, che non conosce frontiere o difficoltà nel dialogare con altre culture.  

Le Congregazioni religiose missionarie hanno portato il maggior peso nel lavoro missionario, ma nel 1957 il Papa Pio XII, con l’enciclica Fidei donum, invitava le diocesi a mandare sacerdoti “prestati” ad altre diocesi nel mondo bisognose di missionari. Per questo motivo dagli anni 60 sono partiti dalla nostra diocesi più di 50 sacerdoti “fidei donum” e questo ha coinvolto anche le comunità parrocchiali dentro le quali avevano operato come pastori.

Dopo 90 anni, a che punto siamo oggi? Mons. Giuseppe Filippi, dalla sua esperienza di vescovo in Uganda, ci dice che “il bisogno di salvezza sembra essere confinato a livello individuale: star bene, vivere a lungo, divertimento sempre e dovunque, bellezza: una salvezza senza croce. La missione oggi deve confrontarsi con questi bisogni della gente, chiedendosi qual è la risposta alla ricerca di tante piccole salvezze occasionali. I missionari sono cambiati, anche in età. I giovani preti, anche quelli che provengono dalle culture che li ha generati, non sentono la spinta alla missione della generazione precedente”.

Papa Francesco fa un chiaro richiamo: “Non possiamo accontentarci di attività di aiuto allo sviluppo, che tanti enti sanno produrre con ideali sublimi e etiche notevoli”. Mediante la missione della Chiesa è Gesù Cristo che continua ad evangelizzare ed agire con il potere trasformante del Vangelo.

“Si deve ravvivare lo spirito missionario delle chiese locali – è ancora una riflessione di mons. Filippi – perché non siano preoccupate delle loro strutture, ma ai aprano agli altri. L’ecumenismo sia la nuova dimensione della missione: con le confessioni religiose cristiane abbiamo già in comune la persecuzione, i martiri, la marginalizzazione. L’ecumenismo unisca tutti i cristiani come quel fiume ricordato da papa Francesco: c’è l’acqua che scorre sul lato sinistro del fiume, quella che scorre sul lato destro, ma tutte le acque sono nello stesso fiume. L’ecumenismo ci mette in relazione anche con i credenti di altre fedi religiose: ricordiamoci che tutti gli uomini sono chiamati a formare il popolo di Dio (Lumen gentium).

Ancora mons. Filippi: “La missione sia segnata dalla carità, che non è solo mandare soldi, ma fare il bene degli altri, non il nostro. E poi ci sia lo scambio di doni, di servizi, di esperienze tra le chiese. Chiediamoci pure cosa siamo disposti a ricevere dalle giovani chiese. Altra caratteristica della missione sia l’umiltà. Grandi strutture della chiesa cattolica in certi paesi può suscitare complessi di inferiorità di popolazioni di altre religioni e questo genera rabbia e rancore: nella cultura locale se uno umilia l’altro questi risponde con la violenza e si sente in diritto di farlo. Il missionario sia umile: ciò facilita il dialogo. Solo con questo atteggiamento si può annunciare Gesù Cristo”.

In questo momento celebrativo si invitano tutti i missionari, i gruppi missionari, i sostenitori a vario titolo della missione a ringraziare il Signore e a rinnovare la propria disponibilità per il Regno di Dio.

don Giuseppe Caldera

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